Filippo Dal Fiore

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Alla ricerca della perfezione

March 5, 2009 No Comments»
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La recente esperienza in Austria mi ha dato modo di ragionare su perfezione e perfezionismo. Credo sia l’aspetto che a chiunque salti piu’ all’occhio appena varcato il confine, e piu’ ti relazioni con il paese, piu’ tale aspetto diventa rilevante e sofisticato nelle sue implicazioni. Ti sembra l’elemento chiave per capire l’intera cultura, quel movente che si ritrova all’origine di ogni cosa e ogni azione.

La perfezione in Austria si manifesta probabilmente su due versanti: il rapporto delle persone con la natura; il rapporto delle persone con la loro vita e tra di loro.
Per chi tende alla perfezione, la natura e’ soggetto “naturale” di attenzione: la sua bellezza e le sue infallibili leggi sono forse quello di piu’ vicino alla perfezione si possa osservare.
Da questo punto di vista, il contatto e l’immersione nella natura equivale per molti austriaci a una ricerca “divina”. Lo stesso si potrebbe dire della musica classica, presenza costante e finanche ossessiva, e di quell’incredibile silenzio che sovrasta ogni cosa non appena cala la notte (di giorno l’abitudine e’ quella di parlare poco e a bassa voce, quasi a volere mantenere sempre integra l’armonia). Tale “ricerca divina” ha reso i miei occhi l’Austria un posto straordinario, consegnandomi, con l’aiuto dei paesaggi incantati di Salisburgo, delle soddisfazioni e una percezione generale di armonia mai provati prima.

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Cosa significa essere occidentali?

February 21, 2009 No Comments»
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Il viaggiare mi ha insegnato che per capire te stesso devi immedesimarti nell’altro.
Attraverso le esperienze di vita in altri paesi europei, mi sembrava di cogliere l’essenza dell’essere italiano; in America per la prima ho creduto di capire cos’era l’Europa; durante il mio soggiorno lavorativo a Milano ho scoperto il Veneto senza metropoli. Mi e’ rimasta la curiosita’ di scoprire l’occidente attraverso un’ esperienza di vita al di fuori dei suoi confini, magari in Asia o in Africa.

Poi e’ capitato che dopo tanto tempo, grazie alle sollecitazioni di Jenny, ho ripreso a leggere romanzi e attraverso di essi mi sono immedesimato in modi di vedere la vita lontani dal mondo occidentale consumistico. Il cacciatore di aquiloni, sull’Afghanistan; La citta’ della gioia, sull’India; Neve, sul mondo musulmano. Prima, risultava difficile immaginarsi che addirittura 4 su 5 persone al mondo potessero condurre una vita tanto diversa dalla nostra, senza doccia, senza macchina, senza educazione ne’ informazione. Senza riuscire a vederseli ne’ immaginarseli era come se non esistessero: ma dove sono tutti questi poveri del mondo?

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Idee radicali per problemi radicali?

February 10, 2009 No Comments»
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Stamattina alla CNN mi e’ sorpreso ascoltare questo intervento di Obama: “Senatori, non abbiamo bisogno di un decreto di 4 miliardi di dollari per salvare gli equilibri politici, ma piuttosto per creare 4 milioni di posti di lavoro”.
Ha molto senso, ho pensato, la gente prima di tutto.
Ma perche’ pensare che il sistema economico cosi’ com’e’ possa generare posti di lavoro solo perche’ puo’ contare sui soldi che gli presta il governo? Se la pentola ha delle falle, l’acqua che tu ci butti da sopra, la dovrebbe perdere da sotto, come un colabrodo.

In linea generale, se le quotazioni di banche e industrie automobilistiche sono in calo, calera’ progressivamente anche il valore dei soldi che vengono loro prestati, a maggior ragione se sottoforma di azioni. Inoltre, se un’azienda si riduce a elemosinare i soldi al governo, significa che deve essere veramente in crisi, e quindi tutti si affrettano a venderne le azioni, accentuandone la caduta.
Sembra la stessa storia di Alitalia, ma su scala globale?
Certo, un prestito puo’ avere mille vincoli e, nel caso delle banche, potrebbe proprio essere finalizzato a liquidare i “toxic assets” responsabili della crisi, possibilmente ristabilendo la fiducia degli investitori. Forse…

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Umanisti contro tecnici

January 22, 2009 No Comments»
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5 anni fa, iniziando un dottorato PhD in economia applicata, ho deciso di saltare a bordo della carovana rivale dei “tecnici”.
Dopo gli studi e i primi progetti di ricerca nelle discipline della comunicazione, mi sembrava di non riuscire piu’ a sopportare i lati che consideravo negativi degli umanististi: inclinazione alle generalizzazioni, difficolta’ a vedere i dettagli, testa sulle nuvole…
Lasciando una culla dell’umanesimo, l’Italia, ho iniziato a gravitare verso le piu’ “empiriche” terre dell’Olanda e degli Stati Uniti.
Sentivo che la mia formazione “qualitativa”, fondata sulla narrazione, andava completata con quella “quantitativa”, fondata sull’osservazione dei fatti. Basta parlare di punti di vista ma di piuttosto di assunzioni. Stop all’estetica e alla ricercatezza nel linguaggio, via libera alla precisione e all’univocita’ dei significati. Basta occuparsi del “rapporto tra l’utilizzo di tecnologie mobili e sostenibilita’ ambientale”, ma piuttosto il tema del PhD diventa “misurazione dell’impatto dell’uso di telefoni cellulari e laptop sul comportamento umano di mobilita’”.

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Gli europei? Sono “cute”, carini

January 17, 2009 No Comments»
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Mi chiedo spesso perche’ per noi Europei sia cosi’ facile criticare gli americani e l’America, con ottime ragioni, eppure continuiamo a centinaia di migliaia a frequentare l’altra sponda dell’Oceano.
Per una volta ho provato a mettermi nei loro panni, in una immaginaria visione del mondo alla rovescia…

The Europeans? They are cute.
Gli Europei? Sono “cute”, carini. A volte fanno tenerezza. Son quelli lì, un po’ vecchio stampo e amarcord, che vanno dietro alle buone maniere, che non disdegnano il perdere tempo coltivando cose come le tradizioni e la cultura. Ma cosa sarà mai la cultura? Credo si riferiscano al loro passato millenario. Eh sì, sono un po’ così, certe volte fanno sorridere. Forse sono semplicemente un po’ ingessati e “all’antica”.

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