Filippo Dal Fiore

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La societa’ a misura d’uomo

March 14, 2014 No Comments»
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Piu’ continuo nella mia esperienza di rimpatriato in Italia dal mondo anglosassone,
piu’ cresce in me la convinzione che, nonostante tutti i nostri peccati e i nostri lamenti, noi italiani abbiamo qualcosa di importante da raccontare al mondo. “Siamo come nani sulle spalle di giganti” afferma Renzo Piano, riponendo molta enfasi sul ricchissimo substrato culturale e storico su cui chi e’ cresciuto in questa penisola affonda le proprie radici. Sofisticazione, raffinatezza, creativita’, senso del bello, senso dell’umorismo, senso della misura. Doti di cui il mondo globalizzato di oggi ha, a mio avviso, molto bisogno, considerato un suo marcato sbilanciamento verso quelle dell’efficienza e della funzionalita’.

Il Rinascimento, non a caso, e’ nato qui in Italia, rimettendo al centro dell’universo l’uomo, illuminando nuovamente la strada dopo i secoli bui del medioevo. Piu’ di ogni altra societa’ al mondo, la nostra e’ figlia di quell’umanesimo. Il culto del bello e del piacere fa parte del nostro DNA e sembra manifestarsi in ogni aspetto della vita. Abbiamo costruito una societa’ in cui tutto sembra ritagliato a nostra misura: dal buon cibo ai bei vestiti; dall’armonia architettonica e urbanistica dei centri storici, alla straordinaria e onnipresente produzione artistica; dalle relazioni sociali addolcite dal sorriso e dall’umorismo, a una lingua capace di incantare; dalle vacanze al mare o in montagna (molti illustri viaggiatori di un tempo consideravano questa penisola un eden, un paradiso in terra), al “posto fisso” pensato per garantire piu’ tranquillita’ al lavoro e tempo per la famiglia. Fino ad arrivare alla vigorosa cultura civica e politica che caratterizza questo Paese, e che consente a tutti i cittadini di sentirsi liberi di esprimere e difendere le proprie istanze individuali.

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La battaglia del valore

March 6, 2014 No Comments»
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E’ da un po’ che volevo scrivere questo articolo sul “valore”, concetto a cui la nostra societa’ sembra assegnare sempre piu’ importanza. Di valore si preoccupano le aziende, che sempre piu’ ingegnerizzano nuove dinamiche di prezzo e di sconto per costruire e comunicare il loro valore. Di valore discutevamo all’Aspen Institute, nel contesto di seminari intitolati “Leadership, globalizzazione, e la ricerca di valori universali”. Di valore sento disquisire Don Romeo Sinigaglia, sacerdote rivoluzionario che sostiene che per definizione il Valore c’e’ gia’ in ciascuno di noi e nel mondo cosi’ com’e’, e li’ va ricercato.

La realta’ sembra essere quella che tutti noi, in misura diversa, combattiamo una battaglia continua per sentirci persone di valore e accreditarci a ricevere le cose che riteniamo di meritare. E’ paradossale costatare quanto la societa’ materialmente piu’ benestante della storia non abbia calmato tale ansia di valorizzazione, ma piuttosto la alimenti e se ne alimenti.

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Alla riscoperta dell’entusiasmo

February 20, 2014 No Comments»
Regata dei Babbo Natale

Ci fanno montare in barca e ci fanno fare il piu’ bel giro di Venezia che avremmo mai potuto immaginare. Ci lasciamo cullare dalle onde, ci immergiamo nella festa del Carnevale, ci rilassiamo ed emozioniamo in questa parata di barche lungo il Canal Grande. Mi aspetterei anche molto entusiasmo, ma questo sentimento sembra avere conquistato solamente i barcaioli, che grazie alle loro vogate ci stanno regalando questa meravigliosa giornata.

Tornato a casa, ripenso ad altre esperienze altrettanto belle e coinvolgenti in cui, invece, mi sono entusiasmato. Mi torna in mente un giro in bicicletta sui Colli Euganei, una piccola avventura a cui la scorsa primavera ho trascinato alcune famigliole di amici, genitori in sella e bimbi nei seggiolini posteriori. Ero stato io a ideare e condurre quella gita, per poi costruirla e adattarla tutti insieme in itinere: ci era costata un pochino di fatica, ma alla fine eravamo orgogliosi di poter dire: “ce l’abbiamo fatta!”.

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Protagonisti della nostra vita

January 31, 2014 No Comments»
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In un modo o nell’altro ho voltato pagina. Assecondando le mie inclinazioni, a poco a poco ho abbandonato il settore tecnologico per continuare il mio percorso professionale sui temi della sostenibilita’. Mi sento piu’ soddisfatto e realizzato, e mi domando: quante volte tutti noi viviamo una vita etero-diretta, cercando di compiacere una qualche aspettativa che percepiamo su di noi, piuttosto che auto-diretta, fidandoci del nostro intuito e di quello che ci gratifica piu’ profondamente?

A me sono serviti anni per capire che la strada che stavo percorrendo non mi apparteneva veramente, o meglio, mi apparteneva come fase formativa ma non era una maturita’ professionale di lungo periodo. Sono dovuto passare attraverso il “fallimento” (tutti i progetti sono andati improvvisamente storti), per accettare che in quel campo e con quelle modalita’ io non avrei potuto avere “successo”. Leggi del destino e dell’economia a parte, il mio modo di fare e di pensare non si addiceva a quella sfera professionale: stavo rincorrendo degli obiettivi che in fin dei conti non sentivo miei, e la cattiva sorte e’ arrivata paradossalmente in soccorso per aiutarmi a capirlo (qualche sberla me la sarei volentieri risparmiata, ma questo e’ un altro discorso..).

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Alla riconquista del significato del lavoro

January 20, 2014 No Comments»
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Sono di ritorno da Lione, reduce da tre giorni intensi di lavoro con i responsabili della comunicazione di alcune grandi multinazionali del mondo. Il tema del workshop riguardava la capacita’ di riassegnare significato e valori all’operato dei giganteschi gruppi industriali di oggi: nell’epoca della corsa forsennata della competizione globale, come garantirsi che imprese e lavoratori non perdano di vista il fine ultimo della loro esistenza? Come far si’ che l’orientamento all’operativita’, alla tecnica, e in ultima istanza al profitto non oscuri una missione piu’ alta di servizio?

Il problema sembra filosofico, ma in realta’ e’ molto concreto: in tutti i settori sono sempre piu’ i casi di aziende che sembrano dimenticare la loro funzione originaria, per abbracciare qualsiasi “diavoleria” permetta loro di diventare ancora piu’ grandi (il caso delle banche diventate casino’ e’ esemplare). La pressione degli azionisti incentiva i dirigenti a spostare il focus dell’attenzione dal prodotto al profitto, accorciando gli orizzonti mentali ai numeri del prossimo trimestre finanziario. L’azienda intera si ritrova schiacciata sull’operativita’, ed e’ sempre piu’ difficile riuscire ad alzare lo sguardo per vedere piu’ lontano degli altri o piu’ semplicemente per capire cosa stia succedendo.

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