Filippo Dal Fiore

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La malattia della modernità

July 8, 2015 No Comments»
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Come altre mattine prendo la macchina e da casa vado in ufficio.
Dal finestrino osservo Padova, nelle sue periferie e nella zona industriale, e come spesso accade mi sento frustrato e tradito per il modo sfacciato in cui il caustico sviluppo urbano bistratti la bellezza e la natura del luogo. Nel vuoto normativo e pianificatorio, sembra che ogni costruttore abbia ostinatamente fatto di testa sua, di modo frettoloso e dilettantistico: focalizzato sul proprio ombelico non si è accorto che al di là della recinzione della propria villa o fabbrica prendeva forma un amalgama disarmonico, con il verde costretto progressivamente a indietreggiare negli spazi di risulta.

Questa bruttura ferisce la mia sensibilità. Mi viene da pensare al sottosviluppo, concetto che richiama un sentimento di vergogna, quella di essere anch’io parte di questo territorio e di questa comunità. E’ la stessa vergogna che percepisco nel cuore di molta della “mia” gente, quei veneti che con la testa bassa lavorano sempre, quasi volessero infliggersi una punizione per il loro sentirsi inadeguati, intrappolati in una condizione priva di cultura e di generosità.
Sembra quindi che l’onta della povertà rurale permanga nonostante il boom economico, manifestandosi in quella iperlaboriosità ansiosa, aggressiva e incolta che contribuisce a distruggere il territorio e le persone. Il denaro sembra agire solo da palliativo per una malattia dell’animo piu’ profonda, una ferita che difficilmente la facciata della ricchezza materiale può riuscire a colmare.

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La festa della comunità

June 2, 2015 No Comments»
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Questi sono giorni speciali per la nostra comunità. Si festeggia infatti San Camillo, e come ogni anno noi abitanti del quartiere ci riversiamo alla festa della comunità organizzata dalla parrocchia locale. Ci raduniamo tutti, ragazzi famiglie e anziani di ogni partito e colore, per celebrare la vita comunitaria che nel nostro rione è particolarmente vivace. Sembra di stare in un paesello dentro la città, reso sempre aperto e vivace dal flusso di studenti universitari, professionisti, e volontari delle strutture assistenziali e ospedaliere presenti.

Alla festa si respira un clima positivo di fratellanza e impegno sociale.
Si pensa a stare bene insieme e si parla poco di politica, anche se in molti siamo amareggiati per la recente rielezione dell’attuale governatore regionale. Il modello di comunità che propone è localista e chiuso in sé stesso, involutivo piuttosto che evolutivo. E’ costruito sul linguaggio della paura, principalmente nei riguardi dell’immigrazione e della disoccupazione, temi di attualità di fronte ai quali la maggior parte dei rappresentanti politici sembra molto impreparata.

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Inno alla ricchezza

May 22, 2015 No Comments»
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E’ sabato mattina, sono a casa e ho voglia di riposare. Da qualche minuto, però, la quiete del nostro vecchio quartiere residenziale è squarciata da un fastidioso rumore di sega elettrica. Proprio oggi, penso. Mi affaccio alla finestra e mi rendo conto che due persone sono all’opera nel giardino della villetta che giace abbandonata a fianco della nostra palazzina. Mi prende un colpo al cuore: stanno mutilando i meravigliosi oleandri che circondano la casa, delizia di tutti noi che viviamo qui a ridosso.

Mi precipito giu’ dalle scale, ma al mio arrivo rimangono solo due monconi di pianta.
Chiedo ai giardinieri che cosa stanno facendo, e mi rispondono che l’avvocato a cui appartiene la casa ha dato loro l’incarico di rendere la casa piu’ visibile dall’esterno, per migliorare le chance di vendita. Stento a crederci: la casa versa in terribili condizioni, uno dei pochi elementi che la rendono attraente sono proprio le piante del giardino! Chiedo loro se un oleandro si pota in quel modo, e mi rispondono che “presto ricrescerà”. Ora però si dirigono verso un’altra meravigliosa pianta, completamente fiorita, che trasborda a mo’ di ombrello nel giardino di una casa adiacente: l’anziana proprietaria, lì presente, chiede timorosa che venga tagliata la metà di pianta che poggia sulla loro siepe, citando la normativa di sovrana proprietà. Sono allibito. Mi oppongo a questo scempio, e un giardiniere mi dà ragione. Così si rivolge alla dirimpettaia: “Se lei vuole tagliare questa pianta, non è una signora”.

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Che cos’è una città intelligente?

April 30, 2015 No Comments»
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Le mie sedici ore di incontri con i ragazzi della Bologna Business School stanno per volgere al termine. In queste due settimane abbiamo considerato in lungo e in largo il tema delle smart cities o città intelligenti, ovvero di applicare nuove innovazioni, specie tecnologiche, ai problemi delle città. Ho proposta una visione a volo d’uccello sul tema, cercando di socializzare gli studenti con i punti di vista dei molti portatori di interesse: cittadini, amministrazioni comunali, enti finanziatori, aziende tecnologiche; tecnici delle città quali urbanisti, costruttori, architetti, trasportisti e ricercatori. Quanto più possibile mi sono attenuto alla realtà concreta delle trasformazioni vissute da alcune città, dando per esempio spazio a video Youtube con testimonianze dei protagonisti e immagini delle innovazioni in atto. Ho messo inoltre in gioco direttamente il mio vissuto professionale, raccontando ai ragazzi il retroscena dei miei passati progetti in ambito di città intelligenti, comunicando tutta la complessità e gli sforzi in buona fede che si nascondono dietro ai grandi progetti di innovazione.

Trattandosi di un argomento universale nei confronti del quale abbiamo tutti esperienza, ho voluto rendere ancora più vivida e personale l’esperienza di apprendimento chiedendo al gruppetto di ragazzi di raccontare, a turno, le eccellenze e le problematiche delle loro città: da Lagos a Hyderabad, da Manila a Portland, gli studenti hanno avuto l’opportunità di ascoltarsi e capire da sé stessi che in fondo non può esistere una soluzione unica alla sfida delle città intelligenti, per il semplice fatto che ogni città è diversa. Per quanto splendida un’innovazione possa apparire in un contesto di media città europea, essa potrebbe apparire fuori luogo se non controproducente in una metropoli africana con priorità e precondizioni completamente diverse. Come mi si addice, lo sforzo progettuale sotteso al corso è stato anzitutto uno sforzo di semplicità, facendo luce sulle complicazioni dell’argomento e ricercando le ovvietà di fondo.

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Semplice tributo a Padova

January 28, 2015 No Comments»
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Sfrecciano le biciclette nelle strette vie del centro, ruote e campanelli vibrano nel selciato, la loro musica echeggia sotto i portici di Padova. Sono io, sono gli studenti, siamo noi cittadini e visitatori che animiamo questa densa città che non smette mai di pulsare di vita. Un po’ piccola, un po’ grande; un po’ moderna, un po’ antica; un po’ intellettuale, un po’ commerciale; un po’ provinciale, un po’ cosmopolita; un po’ città, un po’ campagna; un po’ brutta, un po’ bella, Padova sembra un microcosmo in cui si fondono vari modi di stare al mondo.

Dopo anni di peregrinaggi e soggiorni in grandi città metropolitane, ho trovato proprio a Padova una bella dimensione per un nuovo periodo di vita, in cui mi occupo anche e soprattutto della mia nuova famiglia oltre che del lavoro. Una grande piccola città, o una piccola grande città, che offre un giusto compromesso e una giusta misura per molti padovani acquisiti come me. Potrebbe essere altrimenti per una delle città simbolo del Rinascimento animata dagli ideali dell’armonia, del sapere eclettico, e delle proporzioni a dimensione d’uomo?

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