Filippo Dal Fiore

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Dal confronto all’accettazione

December 28, 2017
Seamless background with set of multicultural national children.

Il confronto con gli altri ci invita a riflettere: osservare le loro vite getta una luce sempre diversa anche sulla nostra. Mai quanto al giorno d’oggi possiamo renderci conto delle diversità e delle potenzialità della vita, non solo attraverso la cerchia allargata di persone che frequentiamo, ma anche attraverso i racconti che conoscenti anche lontani fanno attraverso i social media.

Al di là delle tanti connotazioni, il confronto è – fondamentalmente ed etimologicamente – uno stare difronte alla diversità. Farlo ci affascina, ci arricchisce di nuovi spunti e, a volte, offre una conferma alle nostre scelte. Altre volte ci incute timore e sembra metterci in discussione, lasciando trasparire quello che gli altri sembrano avere e che noi invece, per lo meno per ora, non abbiamo. Il marketing insegna che il confronto induce nuovi desideri e bisogni percepiti, e al giorno d’oggi del marketing si fa grande abuso.

A ben vedere, il confronto con la diversità muove i propri passi dalla curiosità delle persone e dalla loro voglia di realizzare il proprio potenziale. Molti di noi si aprono al confronto: non lo rifiutano, ne’ si sentono immuni. Saperlo gestire al meglio diviene un’esigenza urgente in una società che esplode la dimensione del confronto davanti ai nostri occhi ogni giorno di più (basti pensare a Facebook).

E’ forse self-defeating, ovvero una sconfitta per sè stessi, ingaggiare una sfida al confronto, mettendosi in competizione con gli altri in difesa della nostra posizione. Allo stesso modo è altrettanto self-defeating sentirsi schiacciati o succubi del confronto. Bisognerebbe invece trovare la forza per affrontare costruttivamente il confronto, trasformandolo in un momento di ispirazione e di auto-consapevolezza in positivo. E’ in altre parole necessario accettare il momento del confronto, come parte di un processo più ampio di accettazione della nostra vita.

Se arrivo a scrivere queste cose, è perchè in prima persona mi sono immerso a lungo nella dimensione del confronto, imbarcato come sono sempre stato in una vita colma di attività, ambienti e “lunghezze d’onda” diverse. Ho visto e sentito tanto mondo, nella gioia così come nella tribolazione; mai come ora mi è chiaro quanto, in fin dei conti, sia importante non solo la dimensione della crescita ma anche quella dell’accettazione. In altre parole, per realizzare il proprio potenziale è necessario di certo confrontarsi, ma anche coltivare l’accettazione di quello che già c’è: per quanto questo ci piaccia o meno, per quanto giusto o ingiusto lo riteniamo, per quanto lo possiamo considerare frutto di scelte giuste o sbagliate, è importante cercare di accoglierlo per quello che è.

La domanda quindi diventa: come fare ad accogliere pienamente tutto quello che ci propone la vita?
Dalla mia esperienza ho compreso che possono essere di grande aiuto perlomeno tre grandi atteggiamenti della mente e dello spirito, ovvero:

- Celebrare gli aspetti positivi della nostra esistenza
- Comprendere la propria storia personale (altresì chiamata destino, vocazione o missione)
- Relativizzare le posizioni desiderate o invidiate (non tutto è oro quello che luccica…)

A monte di questi aspetti c’è forse un’unica grande realizzazione, ovvero quella che la vita ci richieda sempre di stare nel momento presente, senza fuggire, recettivi al messaggio evolutivo che in esso si cela. E’ necessario fidarsi del processo della vita, anche se temporaneamente non abbiamo quello che desideriamo: nel futuro potremmo renderci conto che si trattava di un “abbaglio” del momento, oppure di qualcosa che funzionava per gli altri e non per noi, per trovarci invece a perseguire con successo desideri più autentici!

Per quanto difficile o lacerante possa essere, il presente ci richiede quindi sempre di essere vissuto in pieno, e nutrire gli aspetti già positivi ci sarà di grande aiuto nel processo di accettazione. Scrivo questo guardando un’agendina gialla, intitolata “diario della gratitudine” che mia moglie mi ha appena regalato, un invito a rendere esplicito a sè stessi (e anche agli altri) tutto quello che di buono la vita quotidianamente ci offre. Coltivare e celebrare la positività ci nutre di energia e ci rende più forti.

Allo stesso modo ci aiuta coltivare uno sguardo più obiettivo e intimo verso noi stessi, per comprendere la propria traiettoria di vita, incredibilmente unica e diversa da quella di tutti gli altri. E’ necessario convincersi che ciascuno di noi serve al mondo, esattamente così com’è e per quello che esperisce. Non tutto quello che ci piace ci arriva, e forse è giusto così perchè ci distoglierebbe da un destino che siamo chiamati, per prova ed errore, a scoprire. Un destino che diventa misero o crudele solo se lo consideriamo tale, ma che se accolto e vissuto con positività non può che andare nella direzione della nostra crescente realizzazione, quel genere di felicità che poi diventa anche quella degli altri e del mondo.

(Immagine: © gettyimages.it)

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