Quale vita in famiglia?
E’ da molto tempo che volevo scrivere questo articolo. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma non immaginavo di trovarmi a riscriverlo a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione della prima versione. Ora sono sicuro di avere abbracciato la prospettiva più costruttiva!
Quello della famiglia è un grande tema, che meriterebbe ancora più attenzioni a fronte di tutte quelle che si dedicano al mondo del lavoro e delle aziende. Il mondo è cambiato per le nuove famiglie: se entrambi i genitori lavorano, ambedue sono chiamati a contribuire alla gestione dei figli e della casa. Stiamo piano piano prendendo le misure con questa nuova realtà, adeguandoci mentalmente e culturalmente. Ci lasciamo alle spalle l’idealizzazione sociale della madre dedita alla famiglia e del padre dedito al lavoro, nella consapevolezza che il “modello misto”, quando ben attuato, ci possa arricchire molto dal punto di vista umano.
Con l’aumentare del livello di scolarizzazione e di esposizione all’informazione, aumenta anche la consapevolezza dei vissuti psicologici del bambino. Gli sforzi sono grandi, in molti vorremmo offrire ai nostri figli tempo di qualità e ascolto amorevole, a volte ci riusciamo, altre desistiamo perchè travolti dalla stanchezza e dagli impegni. Siamo poi chiamati a “resistere” agli eccessi della società consumistica: perchè riempire i nostri piccoli di tante cose che loro non ci hanno nemmeno chiesto? Creeremmo loro una vita artificiosamente troppo agiata, e li proteggeremmo altrettanto artificiosamente da sofferenze potenzialmente gestibili…
I genitori, di questi tempi, sono super-eroi!
Più la famiglia si fa numerosa più coesistono al suo interno tante relazioni individuali, e le cose si fanno complicate. Vivere in famiglia è una grande palestra di pazienza e tolleranza, e anche di auto-controllo visto quando velocemente si possono diffondere dentro le mura domestiche i “contagi emozionali” e i conseguenti sbalzi di umore collettivo (in negativo, ma anche in positivo!). Le ricerche dell’HeartMath Institute sul potere che hanno i sentimenti del cuore nel diffondere armonia, ci ricorda quanto prezioso sia adottare uno spirito di accettazione e di servizio verso gli altri, cercando di contenere la spinta dei desideri personali.
In questi ultimi anni ho avuto l’opportunità di vivere lungamente e intensamente la dimensione famigliare. Procedendo per prove ed errori, mi rendo conto di essere riuscito ad identificare alcuni modi per migliorare le “condizioni di contorno” alla nostra vita famigliare. Li elenco qui perchè funzionano per noi e potrebbero rivelarsi utili anche per altre famiglie:
- Prendere dei momenti di recupero, introducendo uno stacco tra vita lavorativa e vita famigliare. Per quanto mi riguarda ho trovato nella pratica meditazione un momento autenticamente rigenerativo grazie al quale, tra l’altro, riesco a discernere gli impegni veramente importanti da quelli di cui posso fare a meno…
- Guadagnare maggiore flessibilità nella gestione del proprio tempo. Al giorno d’oggi si parla di lavoro intelligente (smart work) ed equilibrio vita-lavoro (work-life balance), riferendosi alla possibilità di lavorare in autonomia anche da casa o attraverso orari costruiti su misura. Sempre più persone, inoltre, scelgono il lavoro più o meno part-time, puntando al deshifting, ovvero la scelta consapevole di lavorare meno per guadagnarne in qualità della vita…
- Introdurre fantasia nelle abitudini famigliari, quindi uscendo spesso di casa (luogo degli affetti, ma anche più vulnerabile ai contagi emozionali) e aprendosi alle frequentazioni sociali e comunitarie con altre famiglie (il modello che a me piace moltissimo della famiglia allargata alla comunità)
- Vivere la dimensione dei bambini, cercando in qualche modo di lasciarsi coinvolgere dalle loro attività e dalla loro creatività. I bambini ci offrono l’opportunità di ritornare anche noi bambini!
- Creare occasioni per coltivare le singole relazioni individuali che costituiscono la famiglia. Si tratta quindi di attività speciali e gradite che comportano che il papà stia da solo con la mamma, la mamma stia da sola con il figlio, il papà con la figlia, e via dicendo. Inoltre, a seconda del carattere, ciascun membro della famiglia potrebbe sentire l’esigenza di stare da solo, lontano dagli altri: i soggiorni dai nonni e i viaggi di lavoro assolvono normalmente bene a questa funzione…
- Semplificarsi la vita, accettare l’imperfezione, praticare la gratitudine. I messaggi che ci arrivano dalla società consumistica ci inducono a pensare che occorra avere tutto, e in egual misura degli altri, per essere felici. In realtà, sempre di più la psicologia positiva sta dimostrando quello che tutti noi sapevamo già con il cuore: è più importante l’attitudine con cui si fanno le cose che non le cose stesse, ed è per questo che una pratica rutinaria di ringraziamento, preghiera e gratitudine può essere di grande aiuto.
Per quanto si può fare attraverso un breve articolo, spero di essermi reso utile.
Mi auguro di cuore che sempre più persone e famiglie trovino la loro strada verso il benessere e la felicità. Senza nessun pregiudizio ne’ modello “moralmente” superiore a cui sentirsi vincolati, ma coltivando la propria originalità e auto-consapevolezza.
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