Tutto quello che possiamo imparare dai bambini
Madre Teresa sosteneva che i piu’ grandi maestri sono i bambini. Piu’ continuo la mia esperienza di genitore, piu’ credo di capire che cosa intendesse.
L’altro giorno piovigginava e il mio bambino continuava a fare il gioco del calpestare le pozzanghere: pur avendo le scarpe impermeabili, suo padre, che sarei io, continuava a riprenderlo: adesso basta, finirai per bagnarti i piedi e prenderti una malora. Fino a che non si domanda: e se lo lasciassi fare? In fondo, sta giocando. E una possibile ma improbabile malora potra’ fornirgli una lezione e magari anche qualche anticorpo per la prossima volta…
Per un momento mi meraviglio di quanto noi adulti (specie se italiani) ci preoccupiamo per i bambini. Mi meraviglio anche di quanto noi adulti ci preoccupiamo in generale. Me lo insegna mio figlio: non importa se mi sporco, papa’, tanto poi si lava. Posso dargli torto? Di gran lunga meglio la piccola fatica di una lavatrice in piu’ alla settimana, che la fatica epica di non fare mai sporcare il bambino. Quante volte ci preoccupiamo e arrabbiamo per cose facilmente risolvibili, sacrificando creativita’ e benessere?
Loro giocano, invece di preoccuparsi. Loro vivono, semplicemente, il presente. Un’altra cosa che mi sorprende, per esempio, e’ quanto i bambini siano presenti nelle loro conversazioni: mentre noi adulti li facciamo chiacchierare delle cose che abbiamo fatto ieri o faremo domani, loro tendono a essere sempre qui e adesso con la mente e i discorsi. Qualunque esso sia, si godono il momento con tutti loro stessi, al massimo ci fanno notare quello che piu’ o meno gradiscono. Niente fughe all’indietro o fughe in avanti: tutto quello di cui c’e’ bisogno e’ qui e ora. Quante volte noi adulti produciamo “rumori distrattivi” non veramente necessari? Quante volte li sopraffacciamo con i nostri eccessi umorali o energetici? Quante volte li imbrigliamo in diktat morali che noi stessi subiamo passivamente? In queste situazioni mi viene da pensare che i bambini sappiano già come ci si comporta, siamo noi grandi che l’abbiamo disimparato..
Forse, piu’ di ogni altra cosa, noi genitori dovremmo imparare a rilassarci. Cosa piu’ facile a dirsi che a farsi, soprattutto per gente di citta’ che suo malgrado trascorre la maggior parte del proprio tempo in ambienti artificiali. Ambiente eccessivamente mediatizzati (di fronte a computer o televisioni); ambienti eccessivamente stimolati (dentro automobili, negozi e centri commerciali); ambienti eccessivamente frenetici e competitivi. Tutto questo ci rende piu’ tesi e suscettibili. Forse ci farebbe bene trascorrere molto piu’ tempo delle nostre giornate in ambienti naturali e in ambienti comunitari, in un rapporto di calma fratellanza con la natura e con le altre persone. Ambienti piu’ aperti che chiusi, piu’ terra e orizzonti che mattoni e mura divisorie. Meno produci, performa e consuma, piu’ tranquillita’ e pazienza. Mi ripropongo di tenere bene a mente queste riflessioni, il futuro dei nostri bambini non puo’ essere solo quello che ci propone una societa’ eccessivamente consumista orientata a riempirci tutti gli spazi di vita con tecniche di marketing sempre piu’ subdole e aggressive.
Tornando a noi: ho ipotizzato che i bambini possono insegnarci a rilassarsi, a non preoccuparci troppo, e a cogliere la bellezza del momento. Che altro? Direi anche a non temere imbarazzi (il loro candore e’ proverbiale), ad apprezzare i cartoni animati (quelli gioiosi e positivi), a sfogarsi invece che tenersi il magone, e a fare le cose con i loro tempi naturali piuttosto che di fretta (ah, se solo imparassi dal mio bambino!). Almeno due cose pero’ sembra che non riescano a fare meglio di noi: resistere al piacere e ragionare in termini assoluti piuttosto che relativi. Chiedere a un bambino di accettare un gelato di dimensioni inferiori a quello del vicino sarebbe veramente troppo. Non importa se una pallina e’ piu’ che soddisfacente, quello che conta e’ che e’ meno di due palline.
La frustrazione di non potere avere una cosa desiderata o averla in grado inferiore agli altri sembra essere uno dei pochi motivi di infelicita’ per i bambini. Ed e’ lo stesso maledetto senso di frustrazione che ci accompagna fino da adulti, e ci fa essere scontenti della nostra fantastica villa con giardino se viviamo nel quartiere di castelli in cui ci siamo volontariamente trasferiti. Che spinge molti di noi, in modo perverso, a confrontarsi solo con chi ha di piu’ piuttosto che anche con chi ha di meno, incapaci di valutare la nostra posizione in termini obiettivi e assoluti, piuttosto che relativi e emozionali.
Mi viene da scrivere: vuoi rendere l’uomo infelice? Creagli intorno una societa’ in cui le cose e le emozioni ambite sono distribuite con grande diseguaglianza. Per tutto quello che la pubblicita’ ci vuole fare credere, forse faremmo meglio a non differenziarci troppo.