Filippo Dal Fiore

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Blog

Quanto lavoro per i soldi

December 1, 2022
sconti

Su consiglio del mio nuovo commercialista, richiedo alla mia azienda una carta di credito per le spese connesse ai miei progetti con loro. Finora ne ho fatto a meno, chiedendo di volta in volta rimborso dei miei anticipi. A fine anno la nuova soluzione mi consentirà un piccolo risparmio a livello fiscale, ma intanto mi crea un bel po’ di lavoro di cui farei volentieri a meno: richiedi la carta, preleva la carta dalla banca firmando la documentazione, attiva la carta online attraverso molteplici tecnologie, inserisci codici per usare di volta in volta la carta, rendiconta e condividi quanto spendi con la carta, custodisci e prenditi cura della carta.

Questa vicenda mi sollecita una riflessione, semplice e dirompente, relativamente a quanta quota parte del nostro tempo e del nostro lavoro sia investito in attività e pensieri connessi ai soldi e ai loro utilizzo. Quante energie mentali potremmo riguadagnare se semplicemente…non ci occupassimo così tanto dei soldi?

Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per guadagnarne quanti più possibile. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per risparmiarne il più possibile. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per prevenire il più possibile qualsiasi forma di perdita o di spreco. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per cogliere qualsiasi genere di opportunità per averne di più.
Non siamo mai stata una società così ricca e piena di soldi in circolazione, eppure siamo ancora tutti lì a occuparci e preoccuparci dei soldi. Così gli individui, così a maggior ragione le aziende: tutti a generare e rincorrere sconti, affari, occasioni, comparazioni, massimizzazioni e sfruttamenti. Tutti a dedicare una quota sproporzionata dei propri pensieri a…numeri.

Qualcosa non torna, qualcosa che non può essere ricercato e modificato nell’esteriorità del mondo, ma nella nostra interiorità.
Le guide spirituali di nuova generazione lo chiamano “poverty thinking”, la sensazione ultima di sentirsi poveri, ansiosi e precari, indipendentemente da quanto denaro si possieda (quando aumenta, aumentano anche i nuovi desideri da soddisfare).
Si tratta di una macro-paura sociale che si respira nell’aria, che passa sottilmente attraverso i messaggi pubblicitari, che mina alle fondamenta la nostra capacità di rimanere sereni, fiduciosi, presenti a noi stessi, grati per quello che già abbiamo, connessi alla naturale abbondanza del nostro spirito e alla generosità intrinseca del nostro universo. Tutto diventa un calcolo mentale di convenienza, e intanto la realtà, in tutta la sua abbondanza e con tutte le sue opportunità, ci passa davanti senza che noi vi dedichiamo attenzione.

E’ come se questa paura ci impedisse di cogliere la vera natura del denaro, uno strumento divino che ci consente di fluire nella nostra vita, di esprimerci, di ricevere tutto il meglio di questo mondo, per come lo percepisce la nostra anima piuttosto che il nostro ego.
E’ come se fossimo vittima di un incantesimo che è necessario rompere per tornare a percepire la realtà per quella che è, ovvero per ritornare a ragionare con buon senso. Un primo passo verso l’emancipazione è liberarsi da alcuni concetti forti che ci tengono prigionieri di una certa visione del denaro, a cominciare dall’idea del possesso che si porta dietro quello della perdita. Entrambi i termini si alimentano di ansia e la generano, impedendoci di renderci conto che il denaro diventa benedizione quando lo facciamo fluire con gioia gli uni verso gli altri: da una parte lo doniamo, sentendoci potenti, dall’altra lo riceviamo, sentendoci amati.

Questi sono i sentimenti che cambiano il mondo, perché ci consentono di comprendere una verità tanto semplice quanto disarmante: nonostante tutto quello che ci potrebbe passare per la testa, la realtà che siamo già tutti infinitamente ricchi e già tutti infinitamente amati.
Tutto quello di cui abbiamo bisogno è la serenità per rendercene conto: quella serenità inizierà piano piano a correggere i nostri pensieri e le nostre azioni, spianandoci la strada verso quella somma di denaro – di volta in volta diversa, e sempre perfetta – che ci consente di continuare a crescere, prosperare, fiorire.

Su consiglio del mio nuovo commercialista, richiedo alla mia azienda una carta di credito per le spese connesse ai miei progetti con loro. Finora ne ho fatto a meno, chiedendo di volta in volta rimborso dei miei anticipi. A fine anno la nuova soluzione mi consentirà un piccolo risparmio a livello fiscale, ma intanto mi crea un bel po’ di lavoro di cui farei volentieri a meno: richiedi la carta, preleva la carta dalla banca firmando la documentazione, attiva la carta online attraverso molteplici tecnologie, inserisci codici per usare di volta in volta la carta, rendiconta e condividi quanto spendi con la carta, custodisci e prenditi cura della carta.

Questa vicenda mi sollecita una riflessione, semplice e dirompente, relativamente a quanta quota parte del nostro tempo e del nostro lavoro sia investito in attività e pensieri connessi ai soldi e ai loro utilizzo. Quante energie mentali potremmo riguadagnare se semplicemente…non ci occupassimo così tanto dei soldi?

Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per guadagnarne quanti più possibile. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per risparmiarne il più possibile. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per prevenire il più possibile qualsiasi forma di perdita o di spreco. Ricerchiamo modi e imbastiamo strategie per cogliere qualsiasi genere di opportunità per averne di più.
Non siamo mai stata una società così ricca e piena di soldi in circolazione, eppure siamo ancora tutti lì a occuparci e preoccuparci dei soldi. Così gli individui, così a maggior ragione le aziende: tutti a generare e rincorrere sconti, affari, occasioni, comparazioni, massimizzazioni e sfruttamenti. Tutti a dedicare una quota sproporzionata dei propri pensieri a…numeri.

Qualcosa non torna, qualcosa che non può questa volta essere ricercato e modificato nell’esteriorità del mondo, ma nella nostra interiorità. Le guide spirituali di nuova generazione lo chiamano “poverty thinking”, la sensazione ultima di sentirsi poveri, ansiosi e precari, indipendentemente da quanto denaro si possieda (quando aumenta, aumentano anche i nuovi desideri da soddisfare). Si tratta di una macro-paura sociale che si respira nell’aria, che passa sottilmente attraverso i messaggi pubblicitari, che mina alle fondamenta la nostra capacità di rimanere sereni, fiduciosi, presenti a noi stessi, grati per quello che già abbiamo, connessi alla naturale abbondanza del nostro spirito e alla generosità intrinseca del nostro universo.
Tutto diventa un calcolo mentale di convenienza, e intanto la realtà, in tutta la sua abbondanza e con tutte le sue opportunità, ci passa davanti senza noi vi dedichiamo attenzione.

E’ come se questa paura ci impedisse di cogliere la vera natura del denaro, uno strumento divino che ci consente di fluire nella nostra vita, di esprimerci, di ricevere tutto il meglio di questo mondo, per come lo percepisce la nostra anima piuttosto che il nostro ego.
E’ come se fossimo vittima di un incantesimo che è necessario rompere per tornare a percepire la realtà per quella che è, ovvero per ritornare a ragionare con buon senso. Un primo passo verso l’emancipazione è liberarsi da alcuni concetti forti che ci tengono prigionieri di una certa visione del denaro, a cominciare dall’idea del possesso che si porta dietro quello della perdita. Entrambe i termini si alimentano di ansia e la generano, e ci impediscono di renderci conto che il denaro diventa benedizione quando lo facciamo fluire con gioia gli uni verso gli altri: da una parte lo doniamo, sentendoci potenti, dall’altra ci apriamo a riceverlo, sentendoci amati.

Questi sono i sentimenti che cambiano il mondo, perché ci consentono di comprendere una verità tanto semplice quanto disarmante: nonostante tutto quello che ci possa passare per la testa, la realtà che siamo già tutti infinitamente ricchi e già tutti infinitamente amati.
Tutto quello di cui abbiamo bisogno è la serenità per rendercene conto: quella serenità inizierà piano piano a correggere i nostri pensieri e le nostre azioni, spianandoci la strada verso quella somma di denaro – di volta in volta diversa, e sempre perfetta – che ci consente di continuare a crescere, prosperare, fiorire

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