Filippo Dal Fiore

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Rigenerare le organizzazioni dall’interno

February 14, 2022
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Mi appresto a inaugurare una nuova edizione del mio corso-percorso in Sustainable Business, cercando di mettere a fattor comune le numerose consapolezze guadagnate in questi anni sul mondo dell’economia e delle aziende.
Riprendo in mano intuizioni e appunti, decidendo che questo merita di essere pubblicato
e proposto per la  riflessione collettiva.

Osservo di questi tempi un trend socio-tecnologico che mette ancora più in risalto i DNA delle organizzazioni, ovvero la motivazione ultima che ne determina obiettivi e modus operandi quotidiano. Rifletto, da questo punto di vista, su due tipologie di organizzazioni figlie del paradigma economico moderno-fordista:

- Organizzazioni orientate alla vendita (es. aziende commerciali)
- Organizzazioni orientate alla compliance (es. università centrate su discipline e curricula, rigidamente definiti)

Si tratta di due mondi – ovvero modi di costruire significato condiviso, tutti i giorni – che non necessitano ne possono perseguire elementi di rottura e innovazione radicale. Per questo motivo, in questi tempi di tumultuoso cambiamento, si tratta di tipologie organizzative e di vita in grande sofferenza, perché non ripensate da dentro sulla base delle istanze più profonde delle persone che ne fanno parte.

Rischiano di trovarsi nella posizione delle barche che affondano, perché non sono più in grado di generare luce dall’interno. Se questo non succede, si finisce per diventare succubi di external drivers (spinti da attori sociali che hanno il potere, es big tech o big buyers, o dalla paura di perdere la battaglia con i competitors) o compulsive drivers (an unmet personal need that gets transfered to the organization level). Il tutto, inoltre, è ingessato dentro un legal framework che detta le regole del gioco, dandoti i confini e i motivi e le verifiche esterne a cui sei tenuto ad attenerti.

La conseguenza di tutto questo è che si crea un alto grado di autoreferenzialità, e invece di mantenere la visione profonda e ampia, si comincia a perdersi in mille dettagli e cavilli e frammentazioni. Diventa praticamente impossibile concepire e ideare le cose out of the box, innovare o anche solo mettersi in ascolto profondo con gli interlocutori.
Questo è un vero e proprio processo involutivo, ovvero di disintegrazione dall’interno, di cui la great resignation è una reazione.

Ho mantenuto pressochè intatto quello che ho scritto di getto qualche mese fa.
I lettori mi perdoneranno le radicalità e le incursioni della lingua inglese, ma sono tempi davvero speciali in cui io stesso mi sto chiedendo qual’è il modo più appropriato per proporre le mie sempre più numerosi riflessioni.

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