Filippo Dal Fiore

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Un manifesto di consapevolezza

June 21, 2019
Web

E’ passato già un anno da quando ho conosciuto il Complexity Institute, un network italiano di persone concepito per scambiarsi idee e stimoli sui temi del mondo che cambia. Ho partecipato a uno degli incontri in cui i partecipanti presentano al gruppo un libro di recente lettura particolarmente significativo dalla prospettiva della “complessità” (il focus viene posto sull’interdipendenza dei fenomeni sociali).

Più di recente lo stesso gruppo mi ha ricontattato chiedendomi di sottoscrivere il Global
Enaction Manifesto
(link), documento che ho apprezzato molto in quanto genuinamente “aspirazionale”. Gli autori sono infatti a mio avviso riusciti ad utilizzare saggiamente il linguaggio per fare emergere delle aspirazioni non solo condivise e condivisibili nella società attuale, ma anche supportate da una rinnovata visione scientifica della stessa.

L’esercizio si distingue quindi da una lista di meri propositi (che qualcuno a quel punto potrebbe considerare un po’ “idealisti” o “buonisti”), ma genera piuttosto una dichiarazione di intenti pratica e costruttiva. O per lo meno questo è il modo in cui io l’ho letta, e lo conferma il fatto che nel commentarla mi sono soffermato su ogni suo singolo punto: la lettura ha in qualche modo energizzato il mio pensiero più autenticamente filosofico e positivo, perchè mi sono visto rispecchiato nella visione del mondo, intrisa di bellezza, descritta dal Manifesto.

Condivido qui sotto i miei 8 commenti agli altrettanti temi elaborati nel Manifesto. Rileggendoli a qualche mese di distanza dalla prima stesura mi sembrano piuttosto intimi e personali, ma la richiesta che mi era arrivata dagli autori del documento era proprio questa: in che modo tu, Filippo, riesci a mettere in pratica le 8 assunzioni del Manifesto?

1. La Vita eco-sistemica (“La vita è eco-sistemica. L’uomo può vivere solo all’interno di una rete biologica, di cui è parte integrata e interdipendente”)

La consapevolezza dell’importanza dei sistemi e delle interdipendenze mi arriva dal coltivare un approccio pienamente multi-disciplinare. Nel lavoro così come nelle altre attività di vita cerco sempre di espormi a prospettive diverse, attraverso letture, incontri ed esperienze quanto più varie e distanti tra loro. Mi sento arricchito, e al contempo cresce in me la consapevolezza che ogni parte è equamente funzionale al tutto: nulla è più importante, perché tutto lo è.

2. Le molte dimensioni dell’umano (“Le dimensioni dell’umano sono inscindibili ed includono l’aspetto materiale, socio-relazionale e spirituale”)

Negli ultimi anni presto sempre più attenzione al mio benessere fisico-materiale, socio-relazionale e spirituale. Mi è sempre più chiaro che solo coltivando grande rispetto verso me stesso posso costruire la felicità mia e degli altri. Associo al concetto di benessere quello di integrità, perché percepisco uno sviluppo armonioso e sincronico delle risorse materiali, relazioni e spirituali a mia disposizione. Tutte queste risorse rivestono ora pari importanza per me.

3. Il benessere sociale (“Il benessere sociale è il prodotto di uno sviluppo equilibrato di tutte le dimensioni dell’essere umano”)

Credo che la nostra umanità sia in viaggio, nel tempo così come nello spazio, verso una maturazione del proprio stare al mondo. In questo percorso evolutivo ci è richiesto di sperimentare, e quindi anche di sbagliare, per apprendere modi sempre nuovi di fare le cose. Di questi tempi stiamo assistendo a un’accelerazione di consapevolezza, per così dire, perché sempre più persone si rendono conto di come i nostri sistemi sociali ed economici siano ulteriormente e radicalmente migliorabili. Presto i tempi saranno maturi per un cambio di paradigma che faccia perno su una nuova visione di benessere sociale.

4. La tecnologia (“La tecnologia va posta al servizio del benessere comune e utilizzata per aiutare e proteggere la vita sulla Terra”)

La tecnologia rappresenta un capolavoro della nostra umanità. Essa simboleggia il tentativo riuscito di espandere il potenziale e il dono propriamente umano, è celebrazione della nostra creatività e ingegno, ci consente ogni giorno di esperire la realtà così come l’avevamo desiderata.
Proprio perché così attraente e potente, la tecnologia è difficile da gestire: sempre più persone si stanno rendendo conto che occorre una maggior presa di responsabilità nel suo sviluppo, nella sua commercializzazione e nel suo utilizzo. Dopo tanti anni di esperimenti e riflessioni, riesco ora ad utilizzare la tecnologia di modo più ottimale e funzionale, rispettando quanto più possibile gli altri bisogni miei e del pianeta.

5. La vita sociale (“La vita sociale è tale se è fondata sulla fraternità, il prendersi cura e la reciprocità”)

Credo che una vita sociale fondata sulla reciprocità e sull’amore sia il desiderio ultimo verso cui tutti noi tendiamo: quando ci sentiamo reciprocati e amati riusciamo a fiorire e a far fiorire gli altri intorno a noi. Da questo punto di vista la cultura, l’educazione e il corretto utilizzo della parola sono fondamentali: solo mettendo in luce la nostra positività e la positività del mondo, riusciamo a percepirne l’amore. Da educatore e genitore, cerco ogni giorno di allenare un’attitudine “critica” ed evolutiva, ma anche fondata sulla gratitudine.

6. L’educazione (“L’educazione ha il compito di favorire la piena fioritura della persona e la comprensione sistemica, etica ed estetica della vita”)

Il mio percorso di crescita personale ha previsto, e tuttora prevede, la sperimentazione di metodologie educative di natura molto diversa. L’alternarsi di studio e attività pratica mi consente di radicare le nuove consapevolezze nella vita quotidiana, e sempre più mi rendo conto di quanto gratificante possa essere l’educazione quando diventa educazione al buon vivere. Se è vero che ogni contenuto e interazione educativa formano il nostro essere e la nostra peculiare prospettiva, la sfida più straordinaria per gli educatori diventa ora quella di coltivare l’amore verso la natura per la tutela della terra.

7. Le istituzioni (“Le istituzioni hanno il compito di stimolare e sostenere il pieno sviluppo delle capacità umane e garantire la salvaguardia dell’ambiente”)

Sempre più spesso mi domando a quali nuovi fini le nostre istituzioni possano essere re-orientate, o attraverso quali nuovi modi esse possano rispondere ai loro fini. Per la prima volta l’umanità sta mettendo in discussione le istituzioni dell’era moderna, e intuisco che ci possa essere un’ulteriore evoluzione rispetto al concetto di democrazia. Da conoscitore della biomimesi, credo che alcune delle idee migliori arriveranno dall’osservazione dei sistemi integralmente naturali: anch’essi si reggono sul coordinamento di azioni individuali, e sono sostenibili, ottimali e pacifici.

8. Interdipendenza di pensiero e azione (“La trasformazione eco-sistemica si realizza attraverso l’interdipendenza di pensiero e azione”)

Ho sempre ricercato fortemente la mia integrità, e ne traggo nutrimento ogni giorno: cerco di essere io stesso esempio di quello in cui credo, e sento che così facendo faccio un regalo agli altri e anche a me stesso. L’umiltà è il mio obiettivo e la mia strada.

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