La rivoluzione della sostenibilità (11): nuovamente, sulla competizione
Ed eccomi qui a riflettere, nuovamente, sul valore della competizione nei contesti economici. Questa volta lo faccio a partire da una vicenda molto pratica, che come sempre ho vissuto in prima persona e che questa volta riguarda niente meno che…la vendita di gelati!
Il mese di Giugno, si sa, invita a stare all’aria aperta, e cosa c’è di meglio da fare la sera che uscire a prendere un buon gelato artigianale? Negli ultimi tre giorni mi è capitato ben tre volte, cambiando gelateria ogni sera. Ho cominciato il tour dal gelataio sotto casa, frequentato nel quartiere anche e soprattutto come luogo di aggregazione per le famiglie. Rispetto all’alto standard a cui Padova ci ha ultimamente abituato, il gelato non mi sembra particolarmente buono: è identico a quello che lo stesso gelataio serviva già molti anni fa.
In una seconda serata, esco in bicicletta insieme a tutta la famiglia per testare la proposta della rinomata Pasticceria Giotto, appena aperto una seconda gelateria a un chilometro da casa: gelato eccezionale, da leccarsi i baffi, una vera e propria estasi del gusto!
La terza sera, infine, esco di casa tutto solo con la scusa di una passeggiata. Destinazione? La gelateria Giotto, naturalmente! Questa volta però la trovo chiusa, ma fortuna vuole che la strada del ritorno passi difronte alla terza gelateria della zona…Percependo il rischio di rimanere deluso dopo l’eccellenza della sera precedente, dirotto la mia scelta dal gelato alla granita, rigorosamente al limone: ottima!
Esaurito il “triplete” ritorno soddisfatto a casa, con il pensiero che in qualche modo ritorna ai miei articoli sulla competizione nei mercati. Ora più che mai riesco ad ancorare la riflessione a un caso appena vissuto e più facilmente circoscrivibile: quali effetti ha portato l’aumentata concorrenza nella vendita di gelati artigianali a Padova? Chi risente di questi effetti?
Mi cimento nel stilarne una lista, partendo dai positivi:
- è aumentata la possibilità di scelta per i consumatori: diverse tipologie di gelato si adattano ai diversi gusti e richieste delle persone
- è aumentata la qualità media dei gelati: l’arrivo di concorrenti più qualificati ha plausibilmente indotto perlomeno parte degli altri a migliorarsi, oltre ad avere reso visibile a tutti un patrimonio artigianale prima sconosciuto e di nuova ispirazione
- ha plausibilmente spinto tutti gli attori verso un’analisi più approfondita degli elementi distintivi del proprio prodotto e della propria clientela
- ha plausibilmente contribuito a mantenere il rapporto qualità-prezzo dei gelati invariato, se non ancora più favorevole per il consumatore
Questa invece la lista di effetti che qualcuno potrebbe considerare negativi:
- si è plausibilmente accentuato il senso di insicurezza dei gelatai preesistenti: con l’aumentare dei concorrenti, potrebbe aumentare la paura di vedersi scalzati;
- per reagire alla nuova situazione, alcuni gelatai potrebbero introdurre modalità di vendita più aggressive, quali pubblicità massive, scontistiche ingegnose o diffamazioni nei confronti dei concorrenti
- alcuni gelatai potrebbe cercare di copiare le tecniche e l’offerta commerciale di quelli percepiti di maggior successo, in alcuni casi perdendo la propria originalità e unicità
- alcuni gelatai potrebbero proporre alleanze o acquisizioni agli altri operatori
- alcuni gelatai fortemente impattati dall’arrivo dei nuovi concorrenti potrebbero intraprendere strade illegali per restare in qualche modo a galla
- il numero di complessivo di gelati in vendita potrebbe risultare sovra-proporzionato rispetto al numero di clienti da servire, ingenerando una situazione di spreco sistemico di risorse
Mi chiedo ora se questo caso di studio possa aiutarmi a chiarirmi le idee sul grado e la modalità desiderabile di competizione nei mercati. Chi come me sposa il filone della sostenibilità potrebbe percepire una qualche forma di repulsione verso un concetto che richiama quelli di guerra, distruzione, sofferenza e sperpero di risorse. Alla luce della disquisizioni sui gelati mi chiedo: è possibile mantenere il meglio che la concorrenza porta – quindi maggiore e migliore varietà di offerta, maggiore capacità di adattamento alle richieste della clientela – senza subirne i portati negativi – quindi potenziale sovra-produzione e spreco sistemico, oltre a dinamiche reciprocamente distruttive attuate dagli operatori gli uni contro gli altri?
A pensarci bene servirebbe un sistema competitivo che fosse, in qualche modo, più intelligente e più sano.
Da una parte gli operatori di mercato dovrebbero coordinarsi – o essere coordinati dall’esterno per evitare giochi al ribasso collusivi – su un massimale dinamico e variabile di produzione complessiva. Dall’altra dovrebbero essere in grado – o essere messi nelle condizioni – di non cedere alla paura di vedersi sopraffatti o al desiderio di sopraffare gli altri, concentrandosi invece sui propri elementi di unicità complementari. Ognuno dovrebbe imparare a fare la propria parte e solo quella al meglio delle proprie potenzialità, proprio come fanno le cellule di un corpo umano (emerge qui un interessante collegamento a un altro articolo di questa serie).
Pensandoci bene, non è la competizione in quanto tale che danneggia il mondo, ma la competizione vissuta in una dinamica di potere o paura. I danni non li fa la competizione, che di sé e per sé rappresenta un meccanismo evolutivo (il termine competizione deriva dal latino cum petere, ovvero perseguire insieme uno scopo). I danni li fanno da una parte la smania di potere, quindi l’imposizione della propria volontà sugli altri, e dall’altra la paura, quindi il comportamento di attacco o fuga nei confronti degli altri e del mondo che cambia.
Forte di questa nuova consapevolezza, non posso non constatare che il sistema economico globale odierno non solo tolleri potere e prevaricazione, paura e protezione, ma le favorisca attraverso meccanismi istituzionalizzati:
- la normativa di tutela della proprietà intellettuale fa sì che le invenzioni rimangano ad utilizzo esclusivo dei rispettivi inventori per moltissimi anni
- la pubblicità consente di moltiplicare la propria notorietà e impatto solo a chi se la può permettere
- la lobbying politica consente agli operatori più di influenti di modificare le regole del gioco economico a proprio favore
- le normative antitrust non impediscono agli operatori più grandi di acquisire, di maniera più o meno coercitiva, quelli più piccoli
Emerge a questo punto molto nitidamente quanto il sistema attuale favorisca i grandi sui piccoli e gli insiders sugli outsiders. Ha senso partire da qui nella costruzione di un’economia più giusta, dinamica ed evoluta: in che modi nuovi si potrebbe riequilibrare il sistema?
Immagine: © igor (https://pixers.it/quadri-su-tela/guerra-o-pace-67863635)