La rivoluzione della sostenibilità (8): un’economia senza cuore diventa un’economia ingiusta
Oltre cinque anni sono passati da quando ho dato avvio alla mia collaborazione con Great Place To Work, una società di ricerca e consulenza che supporta le imprese a raccogliere le opinioni dei propri collaboratori per migliorare il clima e i rapporti interni. Questo lavoro, per molti versi inaspettato considerata la mia traiettoria professionale precedente, mi ha consentito di assumere un punto di vista privilegiato su molte dinamiche organizzative complicate e delicate. L’attività di ricerca per il corso in Economia Sostenibile mi ha quindi permesso di inserire le osservazioni dirette nel quadro più ampio di cambiamento in cui le aziende sono coinvolte.
In questo articolo rifletto sull’importanza di chiedersi chi prenda le decisioni e in che modo lo faccia. Se da un lato è sempre più diffusa la consapevolezza che occorra rendere le aziende più “partecipate” da tutti, dall’altra è più difficile rendersi conto di tutti i modi in cui una singola persona o poche persone riescano in qualche modo ad assumere e mantenere il potere, a volte di maniera sottile ma coercitiva. Quando ce ne rendiamo conto è spesso troppo tardi per cambiare, e ai collaboratori non resta che adeguarsi alle modalità emanate dal vertice o lasciare.