Il potere dei soldi
Anche quest’anno si è concluso il mio corso di economia etica e sostenibile (sustainable business) all’Università di Bologna, sede di Rimini. Più di un corso lo definirei un forum, spazio creativo in cui studenti, aziende partner, e naturalmente io stesso riflettiamo sulle nuove forme organizzative che mettono al centro le persone, l’ambiente e i bisogni sociali. Ci poniamo alla ricerca di un futuro che in realtà è già presente, al momento confinato in movimenti di frontiera ma inevitabilmente già in forte espansione.
Rispetto alla scorsa edizione, quest’anno ho puntato a rafforzare l’inquadramento teorico e metodologico del corso. Abbiamo esordito prendendo in esame i fondamenti del paradigma economico ad oggi dominante, ovvero il concetto micro-economico di massimizzazione di profitto a cui fa eco quello macro-economico di crescita. I manuali di economia su cui si formano gli studenti di tutti il mondo non evidenziano a sufficienza che si tratta di due assunti storicamente e geograficamente determinati. Tali precetti hanno il pregio di promuovere alcune dinamiche (es. alcune forme di espansione, innovazione ed efficienza), ma risultano problematici per le loro potenziali conseguenze non desiderabili (fondate su forme più o meno consapevoli di prevaricazione).
Che l’obiettivo ultimo degli attori economici sia quello di “fare più soldi possibile” è inoltre un’idea ampiamente socializzata e istituzionalizzata, e non solo in tempi recenti. I soldi vengono a ragion veduta considerati il motore del mondo: essi materializzano i nostri desideri creativi e trasformativi su di esso, direzionando le azioni dell’umanità e facendoci sentire potenti. Fare soldi è da molti considerato il motivo ultimo di prestigio e riconoscimento sociale, restare “poveri” un principale motivo di vergogna.
Il potere attrattivo dei soldi è talmente forte che essi inducono forme di assuefazione ed ossessione, di cui molte persone finiscono loro malgrado per ammalarsi. Il maestro indiano Sri Chinmoy sosteneva che laddove l’uomo non sente il potere del proprio amore, finisce per innamorarsi del potere, facendoci intuire come la ricerca dei soldi possa colmare un bisogno spirituale.
La dimensione del fare i soldi sembra inoltre essere associata a quella del gioco, laddove la loro proprietà di auto-riprodursi assume una valenza magica. Posso immaginare che, in un epoca in cui i soldi si digitalizzano, vedere crescere i propri soldi possa assomigliare a vedere crescere i propri punti in un videogioco. Riuscire a moltiplicarli ci gratifica profondamente; ingegnarci nel trovare nuovi modi per farlo ci conferisce una carica di adrenalina ed eccitazione; immergerci nel gioco ci fa dimenticare il mondo esterno, verso cui quindi ci deresponsabilizziamo (quello che importa è continuare il “giro in giostra”).
Una prima ricerca su Internet mi fa intuire che la ricerca ricerca psicologica e sociale potrebbe approfondire ulteriormente questo genere di ipotesi. E’ a mio avviso necessario raccogliere un maggior numero di testimonianze dirette di chi lavora a più stretto contatto con i soldi, come trader, banchieri o amministratori di aziende quotate. Se è vero che il denaro è il motore del mondo, è molto importante comprenderne le proprietà intrinseche ed indotte.
Un altro aspetto rilevante per una riflessione sul ruolo sociale del denaro riguarda il mondo in cui esso è percepito nel contesto delle correnti etiche e morali predominanti. Al riguardo, molto cristianesimo enfatizza valori pauperistici mettendo in guardia contro il potere dei soldi di “corrompere l’anima”. Correnti minori sottolineano invece l’aspetto positivo del denaro, quale talento da far fruttare.
Il controverso scienziato spirituale Deepak Chopra mette l’accento sulla sua natura di mezzo di scambio, per cui in ultima istanza il denaro non è altro che passaggio di energia e potenziale tra persone, e in quanto tale atto di generosità.
Il punto a mio avviso più importante è quello relativo alle intenzioni ultime di chi persegue la creazione di ricchezza, ovvero al suo stato d’animo e di cuore. Da questo punto di vista, quello che non credo sia opportuno fare è alimentare colpevolizzazioni verso chi percorre questa strada, nella consapevolezza che perseguire i propri desideri e sogni è vocazione altamente umana. Non avere i soldi equivale a non potere fare le cose: imprigiona la nostra naturale propensione alla libertà, lasciandoci un senso di soffocamento e frustrazione; alimenta il nostro senso di insicurezza, inducendoci a percepire un rischio per la nostra sopravvivenza.
Affinchè i soldi ci aiutino a costruire un mondo migliore è però necessario aiutare le persone ad entrare in sintonia con i propri desideri più autenticamente auto-realizzativi, piuttosto che indotti da una cultura sociale a volte radicata più sulla paura che sul sogno.
Dovremmo forse disimparare a fare i soldi per paura di non averne o di fare brutta figura con i nostri pari, ma piuttosto considerare i soldi come risultato di un nostro positivo contributo al mondo. Il denaro dovrebbe aiutarci a valorizzare il potenziale nel presente (posso acquistare quello che mi serve ed evolvere verso una nuova fase del mio percorso), piuttosto che distrarre i nostri pensieri verso scenari futuribili (quando finalmente avrò tutti i soldi potrò fare quello che desidero). Spendere denaro ci dovrebbe far sentire generosi ed altruisti, piuttosto che conferirci un senso di privazione.
Ai soldi, a ben vedere, non dovremmo neanche pensare, il nostro focus dovrebbe essere vivere bene la nostra vita. Chissà, in un futuro forse l’umanità riuscirà a trovare un modo per fare a meno del denaro, ma nel frattempo c’è ancora da percorrere una lunga strada.
Le modalità in cui lo faremo determinerà il destino del mondo, insegnandoci a tenerne ben saldo il timone.
Post scriptum
Ad oltre 4 anni di distanza dalla stesura di questo articolo, ci ritorno sopra con l’intenzione di rimarcare la matrice spirituale che potrebbe sussistere alla base della compulsione a “fare i soldi”.
Quello che in ultima istanza sembra ammaliare gli esseri umani, quello che li cattura attraverso un’energia irresistibile, è forse la promessa insita nei soldi di moltiplicare, espandere e far crescere quello che più si desidera. Questa promessa equivale a trascendere i limiti iscritti nel mondo materiale in cui viviamo, percepiti come soffocanti: i soldi permettono di “tornare a volare” e di “tornare a respirare”.