Il valore del territorio
Entri in Trentino e ti sembra di entrare in un altro paese.
I vigneti della Val D’Adige e le cime dolomitiche fanno presto dimenticare il paesaggio urbano-industriale dell’A4, l’autostrada che costeggia il versante Sud delle Alpi ed e’ l’emblema dell’impressionante dinamismo della Pianura Padana.
Scopro l’anima dell’economia trentina e ne rimango affascinato: come mai prima d’ora apprezzo cosa possa volere dire valorizzare il territorio e le comunita’ locali. Sembra che in Trentino gli attori economici siano riusciti a fare sistema, contenendo le spinte individualistiche in nome della collettivita’ trentina, ovvero dei significati e dell’identita’ sottesi nel tanto pubblicizzato marchio Trentino.
Alla schumpeteriana “distruzione creativa” dell’ambizioso capitalismo dell’A4, i trentini sembrano preferire il sistema delle cooperative, in cui tutti fanno un po’ e ci si unisce per vendere lo stesso prodotto sui mercati di tutto il mondo. Il corsorzio delle mele Melinda e quelli degli spumanti CAVIT e Ferrari si ergono a simbolo di un successo collettivo, in cui i produttori non fanno a gara tra loro ma cooperano per il successo del marchio comune.
I trentini sono abituati a confrontarsi con la grandezza e la bellezza delle montagne da cui sono sovrastati. Manca forse loro l’animo conquistatore delle genti di pianura, abituate agli orizzonti aperti e meno appagate (ne’ intimorite) dalla natura circostante. Ci sono forse anche questi fattori ambientali alle radici di modestia e pazienza, valori fondanti dell’identita’ trentina.
Ai mercatini di Trento, osservo il lavoro di un artigiano che scolpisce sul legno gruppi di casette poggianti su radici d’albero. In una di queste radici si legge “Contrada del Larice: l’essenzialita’ e la serenita’ contraddistinguono la vita degli abitanti di questa contrada. Benedicono il sole e accettano i freddi inverni. Costruiscono con quotidiana pazienza le loro case sulla roccia, dalla quale ricavano la forza della loro gioia”.
Passeggiando per Trento e per il Trentino, osservo come la maggior parte degli esercizi commerciali tradizionali concorrano alla promozione del marchio turistico Trentino, proponendo agevolazioni di ogni tipo per chi acquista anche i servizi dei propri pari. Se un motto della vicina societa’ veneta potrebbe essere il “chi fa’ da se’ fa per tre”, qui in Trentino e’ l’“uno per tutti, tutti per uno”. Se i veneti si fanno in quattro di testa propria, i trentini fanno ognuno la loro parte. Non sembrano vergognarsi della propria estrazione umile e contadina, ma piuttosto la trasformano in amore per il territorio. Invece di cancellarla attraverso la modernità, puntano a valorizzarla.
Sembra proprio un capitalismo diverso quello trentino. In esso risultano stemperate le componenti di creativita’, eccentricità e competizione individuale che sono alla base dell’attività imprenditoriale nel senso tradizionale del termine. Il popolo dell’A4, in Trentino, si annoierebbe: l’energia, la fantasia e lo spirito esploratore di cui e’ portatore ne verrebbero forse imbrigliati.
La terra degli imprenditori e la terra delle cooperative sono effettivamente molto distanti l’una dall’altra. L’A4 corre tra Milano e Venezia, due citta’ il cui DNA e’, storicamente, fortemente mercantile: la prima come porta dell’Italia verso il resto d’Europa, la seconda come ponte verso il Mediterraneo Orientale. Altro che appagamento e rispetto per la bellezza delle montagne: la malsana e paludosa pianura Padana andava anzitutto soggiogata, bonificata, conquistata. Se in Pianura Padana si cresce con un animo ribelle, in Trentino si cerca rifugio collettivo intorno al focolare di casa, maturando quella cultura e mentalita’ “focolarina” che Chiara Lubich successivamente esporterà nel resto del mondo cattolico e latino.
Lo spirito di accoglienza e di mutua assistenza (tipico di chi popola ambienti naturali ostili quali grandi montagne, mari, deserti) persiste fino al giorno d’oggi, e sembra essere alle radici dell’intera economia sociale trentina. Un’economia che si presenta piuttosto adatta a reggere l’attuale sfida della globalizzazione: se il terreno di gioco si fa immensamente piu’ grande, alleandosi e comunicando la propria unicita’ si incrementano le chance di contare ancora qualcosa.
E’ arrivato quindi il tempo del Trentino. Per molti aspetti questa esperienza merita di essere elevata a modello di ispirazione per il resto d’Italia e per molto altro mondo cosi’ sotto pressione da parte dei neo-giganti economici multinazionali. In questo momento storico sono forse gia’ troppi coloro che vogliono “strafare”, e i costi della distruzione creativa sull’ambiente e sulle persone appaiono sempre piu’ evidenti. E’ forse il momento giusto per calmarci un po’, unire le forze, per poi rilanciare su obiettivi ancora piu’ stimolanti e ambiziosi.
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