Filippo Dal Fiore

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Un mondo di confronti

December 13, 2013
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Si aprono le porte del treno e vengo avvolto da nebbia maleodorante di smog. Monto in taxi e mi sembra di precipitare in una giungla di cemento e automobili, sono di rientro in una Padova che mi sembra soffocare nella morsa del traffico e dell’anarchia edilizia. Strano, pero’: solo ieri, nello stesso taxi alla volta della stazione, mi sembrava di vedere una citta’ diversa. Disordinata si’, ma anche pulsante di energia, creativita’ e varieta’.
Nel frattempo, mi ero recato a Bolzano, nel cuore delle Alpi, accolto da aria buona, cieli tersi, ambienti naturali e artificiali pianificati con ordine e competenza. Alla luce del confronto tra le due citta’, le stesse cose osservate ieri con piacere ed orgoglio, ora mi rattristavano e mi facevano arrabbiare.

Le occasioni di confronto sono sempre esistite, ma mai come in questi ultimi anni stiamo assistendo alla loro straordinaria e impressionante moltiplicazione. Viviamo ogni giorno di piu’ in quel “villaggio globale” anticipato nel lontano 1964 da McLuhan, grazie a un’accelerazione esponenziale della mobilita’: delle idee, attraverso Internet e i media pervasivi; delle persone, in auto, in treno, in aereo; dei progetti di lavoro e di vita, grazie agli accordi internazionali e all’avvento dell’inglese come lingua universale. Viviamo nel mondo dei confronti, che certamente ci stimola e arricchisce, ma ci offre anche piu’ spunti per considerarci inadeguati e migliorabili. In Italia, l’insoddisfazione dal costante confronto con “l’estero” (che poi in realta’ si restringe ai paesi piu’ ricchi) produce un circolo vizioso di sconforto, rabbia, rassegnazione e finanche cinismo. Eppure, viviamo in un paese che nel mondo e’ anche molto  invidiato: quanto strano puo’ apparire ad un immigrato africano arrivare in un paese dei balocchi in cui tutti si lamentano? O per un’anglosassone che puo’ solo sognarsi il patrimonio artistico e l’arte del buon vivere qui presenti?

Probabilmente, sta proprio qui il problema principale dei confronti: che le persone tendono sempre a confrontarsi al rialzo o al ribasso, piuttosto che su piani diversi. Chi ha un’autoconsiderazione un po’ troppo bassa o un po’ troppo alta corre il rischio di vivere il confronto come sfida in cui qualcun’altro o qualche altra cosa “e’ meglio” o “e’ peggio” di lui. Per chi invece e’ assertivo, ovvero consapevole dei propri punti di forza cosi’ come dei propri inevitabili limiti, il confronto offre nuove idee che si potrebbero eventualmente testare o adattare alla propria realta’ (ma anche no). Bisognerebbe sempre rimanere razionali e realisti, di fronte ai confronti, ma spesso prende il sopravvento l’emotivita’: in quel taxi era cosi’ forte il mio desiderio dell’aria pulita e dell’ordine appena apprezzati a Bolzano (dai Filippo, non esagerare, si puo’ vivere tranquillamente anche senza!), che non riuscivo piu’ a valorizzare tutto quello che di buono Padova mi presentava davanti. Fossi tornato da Napoli, lo stesso caos di Padova mi avrebbe suscitato sensazioni positive anziche’ negative. Fossi di stanza a Bolzano e vi rientrassi dopo una giornata a Padova, la citta’ alpina mi sembrerebbe di una noia mortale!

In fin dei conti, mi dico, il confronto e’ una trappola. E’ un errore di pensiero che commettiamo perche’ non abbiamo, o non consideriamo, tutti gli elementi per una valutazione obiettiva della situazione. E’ un errore che commettiamo perche’ ci intestardiamo a pensare che si puo’ avere tutto, quando invece viviamo in un mondo finito invece che infinito, che non funziona come molti di noi vorrebbero: investi le tue energie su una cosa, ne trascuri inevitabilmente altre; proprio perche’ hai una cosa, non hai le altre. Da questo punto di vista, sembra esserci solo una via certa contro la “tragedia” dei confronti: quella di diventare piu’ consapevoli e apprezzare di piu’ quello che di buono si ha. Troppo spesso diamo per scontate le cose positive che l’abitudine ci impedisce ormai di vedere. Troppo spesso non sappiamo quanto bene stiamo. In quest’ottica, paradossalmente, e’ proprio il meccanismo del confronto che puo’ esserci di grande aiuto: la prossima settimana scendero’ in treno a Napoli (non e’ uno scherzo), e mi ripropongo di sfruttare l’occasione non solo per contemplare la bellezza di clima e paesaggio che mancano a Padova, ma anche quel livello di caos e anarchia che me la fara’ rivalutare in positivo.

Mi sento infine in dovere di enfatizzare che c’e’ forse un’ulteriore ragione se abbiamo la sensazione di affogare, ogni giorno di piu’, in un mondo di confronti. E’ anche perche’ negli ultimi anni ha preso straordinario sopravvento a livello mediatico e culturale il mito di una societa’ moderna retta sui valori della migliorabilita’ (dimenticandosi i costi), della competizione (senza distinguere il livello di partenza), e del successo degli uni sugli altri invece che gli uni in modo diverso dagli altri. La pubblicita’ sembra esserne la massima espressione: per definizione non ci fa riconoscere ed apprezzare tutto quello che di buono c’e’ in noi su vari piani, ma piuttosto ci fa desiderare un unico dettaglio generandoci nuova inadeguatezza. Come tutte le mono-culture che esaltano solo un aspetto della vita, anche questa ci mette i paraocchi e ci limita clamorosamente nella capacita’ di riconoscere ed apprezzare tutto quello che di buono siamo e facciamo. In fin dei conti, ognuno di noi fa le sue scelte, raccogliendo risultati positivi e negativi semplicemente su piani diversi. L’importante e’ saperli riconoscere, e prendersi il meritato tempo per apprezzarli.

Viviamo quindi ogni giorno di piu’ nella societa’ dei confronti, che inevitabilmente produce sempre piu’ persone afflitte da arroganza (spesso i piu’ moderni e orientati al lavoro) o da senso di inadeguatezza (spesso i piu’ tradizionalisti e orientati ad altre sfere di vita), anche se forse nessuno dei due sentimenti ha molto senso. Per molte comunita’ locali la risposta e’ la chiusura, ovvero rimuovere alla radice la possibilita’ di confrontarsi. Si tratta di una risposta comprensibile e naturale, volta a proteggere quello che di buono si ha, per non sentirsi messi in discussione da chi improvvisamente reclama o lascia intendere che il tuo stile di pensiero e di vita e’ completamente sbagliato (addirittura!). Le strade del futuro dovrebbero invece favorire un acculturamento a raggio molto piu’ ampio, di arricchimento senza pregiudizi e trasversale rispetto a mono-specializzazioni e mono-interessi che lasciati a se’ stessi tendono a chiudere le persone ognuno nella propria “bolla”. Forse questo tipo di ricchezza potra’ consegnarci quello che la sola ricchezza materiale non puo’ fare: l’occasione di vivere il confronto con il meritato orgoglio di quello che gia’ siamo, nella consapevolezza di non avere nulla da difendere ne’ da insegnare. Spogliato da tutte queste complicazioni, il confronto sara’ forse solo una meravigliosa fonte di ispirazione.

Immagine: © frugalyankee.com

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