Concentrazioni di ricchezza e crisi finanziarie
Da qualche tempo sembra che non si senta parlare d’altro che di crisi finanziarie e bolle speculative. Nel 2000 scoppia la crisi della new economy; nel 2008 e’ la volta dei mutui subprime; nel 2010 tocca ai debiti sovrani nell’area dell’Unione Europea; presto forse tocchera’ alle carte di credito americane o a qualcos’altro. Il fenomeno assume forme diverse ma sembra rimanere fondamentalmente lo stesso: si fa credito a qualcuno che si scopre poi non essere in grado di ripagare. Le banche restano protagoniste, insieme a nuovi strumenti finanziari come i fondi hedge e di private equity (anche detti “banche ombra”). Di volta in volta i soldi vengono messi nelle mani di: aspiranti imprenditori poco affidabili; aspiranti compratori di case poco affidabili; stati nazionali poco affidabili; consumatori poco affidabili.
Alla luce di tali premesse, mi domando: come e’ possibile che negli ultimi anni gli investitori si sbaglino cosi’ spesso? Una risposta che reputo plausibile e’ la seguente: gli operatori hanno talmente tanta ricchezza da gestire, che quando esauriscono tutte le opzioni piu’ ragionevoli di investimento, cominciano ad abbassare i requisiti e ad assumersi piu’ rischi. Quando tutti i porti sicuri sono stati scoperti e sono gia’ in via di sfruttamento, ci si avventura verso mete piu’ incerte e rischiose. Questo e’ probabilmente tanto piu’ vero quanto i soldi che l’investitore si trova a gestire non sono i propri, e le responsabilita’ personali di un futuro fallimento non sono chiare (al riguardo, si pensi alle derivate come nuovi strumenti di frammentazione della proprieta’ e della responsabilita’).