Capire da dove veniamo, passaporto per il futuro
Scrivo di traffico e “me la prendo” con Padova in cui tante cose sembrano non andare per il verso giusto. Condivido le lamentele di tanti colleghi sul declino dell’Italia, che per qualcuno costituisce addirittura motivo di vergogna all’estero. Nonostante tutto, spinto dalla mia indole ottimistica e costruttiva, mi metto alla ricerca delle ragioni profonde dell’attuale stato delle cose, convinto che visioni troppo pessimistiche o assolutistiche danneggino il morale e non concedano spazio a tutto quello che di buono sicuramente c’e’.
Parto dal percorso storico e dalle radici culturali del Paese e delle sue regioni. Incappo nel bellissimo “Veneti” del sociologo Bernardi e apprendo che i micro-insediamenti sparpagliati nel territorio (gli stessi che contribuiscono a far scomparire la campagna e a generare dinamiche anarchiche di traffico) sono nel DNA del territorio veneto. Si costruiva il prossimo campanile laddove il suono delle campane del precedente non arrivava piu’, cosi’ che il richiamo della comunita’ di fede potesse giungere a tutti. La volonta’ di riscatto dei contadini dal giogo dei proprietari terrieri contribuisce a far maturare un forte desiderio di autonomia, che trova massima realizzazione nel costruirsi la propria casa indipendente e fisicamente isolata da tutte le altre, nonche’ nell’avviare l’azienda di famiglia. Anche per questi motivi, la pianura veneta a tutt’oggi si presenta come “citta’ diffusa”, con poco verde, e molte strade, capannoni e traffico. L’essere venuto a conoscenza delle ragioni del passato, remoto o recente che sia, in qualche modo mitiga la mia frustrazione: mi mostra come a monte di una situazione negativa possano comunque esistere degli elementi positivi – “nobili” o semplicemente culturali – che pero’ nel contesto presente producono effetti indesiderati.