Sulle orme della verita’
L’altra sera ho visto “Il Divo”, film di Paolo Sorrentino sulla vita del plurice primo ministro italiano Giulio Andreotti. Oltre che la sperimentazione nelle tecniche e nella narrativa, mi hanno colpito i contenuti. Wikipedia scrive: “Di Andreotti il regista mette in rilievo alcuni caratteri, tra cui la tensione tra falsità e verità, che Andreotti risolve solitamente nell’ironia. In Andreotti appare la gestione spregiudicata del potere e la ricerca dell’oblio della verità, al fine di preservare l’ordine costituito”.
Con “Il Divo”, Sorrentino e’ arrivato a toccare un tema a me molto caro: la verita’ e il suo ruolo sociale, e forse anche anti-sociale stando al pensiero di Andreotti. Ne ho preso spunto per riflettere su quella che e’ la mia visione in merito: ora faccio un passo indietro e vi racconto la mia storia…
Il bagaglio etico e la formazione scientifica mi hanno portato a sposare la “missione” di ricercatore e comunicatore della verita’, cosi’ come avviene per tanti scienziati, giornalisti ed investigatori. Al riguardo, in questi pochi anni di esperienza, ho imparato che l’ostacolo forse piu’ grande per comprendere la realta’ del mondo in cui viviamo e’ quello del liberarsi dai propri pregiudizi, aprendosi a recepire e vedere anche quello che non vorremmo.
E’ un passaggio che ha poco a che vedere con la razionalita’ scientifica, quanto piuttosto al rapporto dell’uomo con il proprio equilibrio emotivo e con l’immagine di se’ stesso. Sembra che tutti i comuni mortali, e in misura maggiore coloro che piu’ sentono l’esigenza di sentirsi importanti e rispettati, siano alla costante ricerca di rassicurazione sulle proprie teorie e opinioni sul mondo. Il “so di non sapere” e’ destabilizzante, l’uomo potrebbe esserne terrorizzato se si rendesse conto che in fin dei conti ha ben poco controllo sul mondo.