Umanisti contro tecnici
5 anni fa, iniziando un dottorato PhD in economia applicata, ho deciso di saltare a bordo della carovana rivale dei “tecnici”.
Dopo gli studi e i primi progetti di ricerca nelle discipline della comunicazione, mi sembrava di non riuscire piu’ a sopportare i lati che consideravo negativi degli umanististi: inclinazione alle generalizzazioni, difficolta’ a vedere i dettagli, testa sulle nuvole…
Lasciando una culla dell’umanesimo, l’Italia, ho iniziato a gravitare verso le piu’ “empiriche” terre dell’Olanda e degli Stati Uniti.
Sentivo che la mia formazione “qualitativa”, fondata sulla narrazione, andava completata con quella “quantitativa”, fondata sull’osservazione dei fatti. Basta parlare di punti di vista ma di piuttosto di assunzioni. Stop all’estetica e alla ricercatezza nel linguaggio, via libera alla precisione e all’univocita’ dei significati. Basta occuparsi del “rapporto tra l’utilizzo di tecnologie mobili e sostenibilita’ ambientale”, ma piuttosto il tema del PhD diventa “misurazione dell’impatto dell’uso di telefoni cellulari e laptop sul comportamento umano di mobilita’”.