Filippo Dal Fiore

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Capitale globale contro esigenze locali

April 6, 2012 No Comments»
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Non glielo avessi mai detto. Ma forse lo avrebbe fatto lo stesso. L’autista sfreccia spericolato sui viali di Milano, cercando di non farmi perdere il treno. In un battibaleno siamo gia’ in stazione Centrale: scendo e mi affretto verso i binari al piano superiore. Fine della corsa: un’enorme scala mobile fiancheggiata di negozi si para sulla mia strada, non sale dritta ma in uno strano e lunghissimo zig-zag. Cerco le indicazioni dell’ascensore, ma non le trovo. Non mi resta che prendere l’improbabile nastro, che mi costringe ad ammirare le diecine di nuovi negozi di questa stazione ferroviaria recentemente tramutata in centro commerciale.

Arrivato al binario, scopro che il treno e’ in ritardo. Poco male, mi dico, ne approfitto per comprare uno di quei eccezionali panini che vende il supermercato sui primi binari. Mi giro e scopro a malincuore che la rivendita di panini e’ sparita: al suo posto, Geox calzature. Rimango colpito da come le ragioni commerciali siano riuscite a prevalere su ogni logica di buon senso: in una stazione ferroviaria dovrebbero avere precedenza le vie di accesso e deflusso dai treni, non da ultimo per ragioni di sicurezza. Le rivendite di bibite e panini rispondono a un bisogno immediato dei viaggiatori; assumo che chi prende un treno sia gia’ dotato di scarpe…

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Sotto le ali del Cristo

February 3, 2012 No Comments»
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E’ ormai notte fonda. Lancio un ultimo sguardo fuori dal finestrino prima di chiudere la tendina e cercare di dormire qualche ora. Sotto di noi il porto algerino di Orano disegna eleganti geometrie di luci. Sullo sfondo, il bagliore delle coste andaluse: il nostro aereo sta spaccando Africa e Europa, in una corsa forsennata verso Dakar, l’Atlantico Meridionale, Recife e, come meta, Rio De Janeiro.

Dalla pista di atterraggio si ha un primo assaggio della magnificenza dello scenario naturale: la Serra da Mantiqueira cinge pedissequamente l’area metropolitana di Rio; il suo profilo e’ cosi’ fitto e seghettato che ricorda le montagne disegnate da un bambino. Circumnavigando la Baia de Guanabara, il taxi mi conduce a Santa Tereza, quartiere del centro citta’ abbarbicato su una collina. Mi lascio sorprendere dal suo flavour tutto speciale quanto improbabile, una sorta di “decadenza eclettica tropicale”: vecchie ville barocche e nuove baracche in lamiera costellano un angolo immutato di foresta tropicale, pregnante negli odori, nella luce e nei suoni che emana.

Esco dalla pousada in infradito e maglietta consunta, conformandomi al vestire semplice e spesso misero di buona parte della popolazione locale. Oggi e’ domenica ed e’ l’unico giorno a mia disposizione per esplorare la citta’. Da domani affianchero’ una delegazione della Banca Mondiale, per avviare una collaborazione sui temi del trasporto sostenibile tra lo Stato di Rio de Janeiro e il laboratorio di MIT per cui lavoro. Ancora frastornato dal viaggio, mi immolo nelle consacrate spiagge di Copacabana e Ipanema, dove continuano ad affluire gli abitanti delle due sovrastanti favelas. Il litorale e’ tripudio di vita, trasuda dell’energia di quel mondo che noi occidentali chiamiamo “in via di sviluppo”: ragazzi, famiglie e tanti bambini si precipitano e si accalcano in ogni tipo di divertimento. In acqua, sulla sabbia, sulla passeggiata lungomare, sugli scogli. La folla e’ immensa, il vociare assordante. Il melting pot delle tanti sezioni di spiaggia mi ricorda che cosa e’ veramente il mondo.

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I mille volti dell’apprendimento

December 7, 2011 No Comments»
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Seduto sull’aereo di ritorno da Boston, mi cade l’occhio sulla rivista del vicino. Si tratta di Forbes: in copertina, a tutta pagina, domina la foto commemorativa di Steve Jobs. Chiedo a prestito il giornale e scopro che ogni sua singola pagina e’ dedicata alla vita di questo grande innovatore. Ripercorro a ritroso il suo percorso lavorativo e di vita e nel farlo mi trovo a ragionare di apprendimento. Come ha fatto Jobs ad arrivare a tali imprese?

Le prime pagine sono quelle che mi colpiscono di piu’: apprendo che prima di avere successo con Apple, Jobs passa attraverso molteplici iniziative imprenditoriali senza successo. A quanto pare, Jobs e’ un curioso sperimentatore: e’ alla ricerca di situazioni non ancora codificate in cui si possa prendere carico in prima persona di una nuova sfida. Jobs viene inoltre definito unanimemente “genio”. In quanto tale, sa di esserlo e sembra fare sempre le cose di testa propria, con testardaggine e determinazione, senza ricercare i consigli di chi e’ piu’ esperto di lui. Al contrario, sembra mosso dalla volonta’ di dimostrare a tutti gli altri che alla fine ha ragione lui. Nel far questo commette molti errori, da cui, pero’, impara.

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Concentrazioni di ricchezza e crisi finanziarie

November 15, 2011 No Comments»

Da qualche tempo sembra che non si senta parlare d’altro che di crisi finanziarie e bolle speculative. Nel 2000 scoppia la crisi della new economy; nel 2008 e’ la volta dei mutui subprime; nel 2010 tocca ai debiti sovrani nell’area dell’Unione Europea; presto forse tocchera’ alle carte di credito americane o a qualcos’altro. Il fenomeno assume forme diverse ma sembra rimanere fondamentalmente lo stesso: si fa credito a qualcuno che si scopre poi non essere in grado di ripagare. Le banche restano protagoniste, insieme a nuovi strumenti finanziari come i fondi hedge e di private equity (anche detti “banche ombra”). Di volta in volta i soldi vengono messi nelle mani di: aspiranti imprenditori poco affidabili; aspiranti compratori di case poco affidabili; stati nazionali poco affidabili; consumatori poco affidabili.

Alla luce di tali premesse, mi domando: come e’ possibile che negli ultimi anni gli investitori si sbaglino cosi’ spesso? Una risposta che reputo plausibile e’ la seguente: gli operatori hanno talmente tanta ricchezza da gestire, che quando esauriscono tutte le opzioni piu’ ragionevoli di investimento, cominciano ad abbassare i requisiti e ad assumersi piu’ rischi. Quando tutti i porti sicuri sono stati scoperti e sono gia’ in via di sfruttamento, ci si avventura verso mete piu’ incerte e rischiose. Questo e’ probabilmente tanto piu’ vero quanto i soldi che l’investitore si trova a gestire non sono i propri, e le responsabilita’ personali di un futuro fallimento non sono chiare (al riguardo, si pensi alle derivate come nuovi strumenti di frammentazione della proprieta’ e della responsabilita’).

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Capire da dove veniamo, passaporto per il futuro

October 26, 2011 No Comments»
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Scrivo di traffico e “me la prendo” con Padova in cui tante cose sembrano non andare per il verso giusto. Condivido le lamentele di tanti colleghi sul declino dell’Italia, che per qualcuno costituisce addirittura motivo di vergogna all’estero. Nonostante tutto, spinto dalla mia indole ottimistica e costruttiva, mi metto alla ricerca delle ragioni profonde dell’attuale stato delle cose, convinto che visioni troppo pessimistiche o assolutistiche danneggino il morale e non concedano spazio a tutto quello che di buono sicuramente c’e’.

Parto dal percorso storico e dalle radici culturali del Paese e delle sue regioni. Incappo nel bellissimo “Veneti” del sociologo Bernardi e apprendo che i micro-insediamenti sparpagliati nel territorio (gli stessi che contribuiscono a far scomparire la campagna e a generare dinamiche anarchiche di traffico) sono nel DNA del territorio veneto. Si costruiva il prossimo campanile laddove il suono delle campane del precedente non arrivava piu’, cosi’ che il richiamo della comunita’ di fede potesse giungere a tutti. La volonta’ di riscatto dei contadini dal giogo dei proprietari terrieri contribuisce a far maturare un forte desiderio di autonomia, che trova massima realizzazione nel costruirsi la propria casa indipendente e fisicamente isolata da tutte le altre, nonche’ nell’avviare l’azienda di famiglia. Anche per questi motivi, la pianura veneta a tutt’oggi si presenta come “citta’ diffusa”, con poco verde, e molte strade, capannoni e traffico. L’essere venuto a conoscenza delle ragioni del passato, remoto o recente che sia, in qualche modo mitiga la mia frustrazione: mi mostra come a monte di una situazione negativa possano comunque esistere degli elementi positivi – “nobili” o semplicemente culturali – che pero’ nel contesto presente producono effetti indesiderati.

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