Inno alla ricchezza
E’ sabato mattina, sono a casa e ho voglia di riposare. Da qualche minuto, però, la quiete del nostro vecchio quartiere residenziale è squarciata da un fastidioso rumore di sega elettrica. Proprio oggi, penso. Mi affaccio alla finestra e mi rendo conto che due persone sono all’opera nel giardino della villetta che giace abbandonata a fianco della nostra palazzina. Mi prende un colpo al cuore: stanno mutilando i meravigliosi oleandri che circondano la casa, delizia di tutti noi che viviamo qui a ridosso.
Mi precipito giu’ dalle scale, ma al mio arrivo rimangono solo due monconi di pianta.
Chiedo ai giardinieri che cosa stanno facendo, e mi rispondono che l’avvocato a cui appartiene la casa ha dato loro l’incarico di rendere la casa piu’ visibile dall’esterno, per migliorare le chance di vendita. Stento a crederci: la casa versa in terribili condizioni, uno dei pochi elementi che la rendono attraente sono proprio le piante del giardino! Chiedo loro se un oleandro si pota in quel modo, e mi rispondono che “presto ricrescerà”. Ora però si dirigono verso un’altra meravigliosa pianta, completamente fiorita, che trasborda a mo’ di ombrello nel giardino di una casa adiacente: l’anziana proprietaria, lì presente, chiede timorosa che venga tagliata la metà di pianta che poggia sulla loro siepe, citando la normativa di sovrana proprietà. Sono allibito. Mi oppongo a questo scempio, e un giardiniere mi dà ragione. Così si rivolge alla dirimpettaia: “Se lei vuole tagliare questa pianta, non è una signora”.