Gli altri che noi siamo
Pensa che bello sarebbe il mondo se non lo giudicassimo. Se ci limitassimo ad osservarlo, trattenendo le considerazioni più dure verso gli altri, verso noi stessi e verso le situazioni che ci si propongono. Se ci focalizzassimo di più quello che va per il verso giusto, piuttosto che diventare prigionieri di quello che manca e che non ci piace.
Questi pensieri prendono ispirazione dalle mie recenti esperienze di volontariato, attraverso cui assisto in prima persona alcuni senzatetto e anziani soli della mia città.
Nel momento in cui mi aggrego al gruppo di volontari in un impegno così umile, viene meno qualsiasi bisogno di dimostrare il mio valore o fare bella figura. Non mi sento giudicato, e senza l’interferenza di timori mi resta solo la voglia di scherzare e di darmi da fare.
Penso poi alla mia avventura professionale in Great Place to Work, e alla nostra indagine internazionale da cui emerge che uno dei fattori maggiormente correlati al benessere sul lavoro sia “la possibilità di essere sé stessi”, ovvero non sentirsi costantemente giudicati. Penso infine a una certa sensazione liberatoria provata durante il recente trasloco familiare da un condominio molto attento a mantenersi “signorile”, a un altro che qualcuno potrebbe considerare più “popolare” ma i cui residenti non devono dimostrare niente a nessuno.