Filippo Dal Fiore

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Piu’ psicologia e buon senso nella scienza economica

March 8, 2013
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Quello che piu’ mi meraviglia di molti economisti, e’ quanto essi si meraviglino.
Leggo Stiglitz, leggo Krugman, e mi domando: perche’ mai questi scienziati si sorprendono cosi’ tanto nel constatare che l’economia non gira per il verso giusto? Molte persone di buon senso non si sorprenderebbero: la natura umana induce le persone a comportarsi in modi molto distanti da un certo agire “ovvio” e razionale che invece sembra l’unico contemplabile dagli economisti.

Il problema a mio avviso risiede nel fatto che la scienza economica poggia le sue fondamenta quasi esclusivamente sulla matematica (scienza che si usa per descrivere), piuttosto che anche sul buon senso e sulla psicologia (scienza che si usa per capire).
Si prenda un assioma principe dell’economia liberista, quello che il libero mercato conduca ad una ottimale distribuzione delle risorse. E’ probabile che tale assioma si giustifichi matematicamente in molti modi, ma e’ altrettanto vero che nelle societa’ competitive molti uomini sentano l’esigenza di sentirsi superiori agli altri. Quando lasciati liberi essi potrebbero perseguire l’accumulazione delle risorse per se’, piuttosto che la loro ottimale redistribuzione nel tessuto economico. Piu’ il mercato e’ libero e senza regole, piu’ esso potrebbe tendere all’accumulazione e alla concentrazione, come intuiscono gli attivisti di Occupy Wall Street.

Si prenda l’assioma keynesiano che prescrive la necessita’ di ulteriori prestiti sovranazionali per aiutare i soggetti debitori, per esempio gli stati nazionali in crisi di liquidita’. E’ probabile che tale prescrizione meccanica conduca a un tamponamento del problema nel breve termine, ma avra’ l’infelice conseguenza di non sanzionare chi accumula debito, svalutando indirettamente il reddito da lavoro e in ultima istanza il valore stesso del lavoro e del sacrificio (con conseguenze imprevedibili).

Sembra che molti economisti e uomini d’affari abbiano la tendenza a pensare che se una cosa si puo’ giustificare razionalmente, allora e’ cosi’; se una cosa si puo’ fare, allora si deve fare. Privati di nozioni psicologiche e morali, mancano di auto-censura. L’altro giorno, al bar dell’Aeroporto di Venezia, faccio questo pensiero: guarda un po’ come hanno aumentato i prezzi rispetto all’ultima volta che sono passato di qua (2 Euro per un pacchetto di gomme!). Sembrano essersi allineati con i principali scali europei, che da molto tempo hanno ormai capito che chi frequenta gli aeroporti ha una capacita’ di spesa superiore alla media. Ecco cosa e’ balenato nella testa dei veneziani: se posso aumentare i prezzi, perche’ non farlo? Il pensiero che invece non li ha toccati (o convinti in ultima istanza) e’ che alzare cosi’ tanto i prezzi non fosse la cosa giusta da fare, perche’ immorale. Trionfa l’homo hominis lupus.

Le cose si complicano perche’ la struttura logica del pensiero economico si auto-sostiene.
Lo scettico dice: l’economia, scienza preoccupata della quantita’ delle cose, andrebbe nutrita di nozioni psicologiche e morali, relative alla qualita’ delle stesse. Dando la precedenza al mezzo sul fine, l’economista risponde: certo, rendetemele misurabili e io le inserisco nei miei modelli matematici. Ma come rendere misurabili concetti quali fair play o attitudine verso il prossimo?
In molti forse ci stanno gia’ riuscendo, ma i piu’ continuano incolpevolmente a imboccare la scorciatoia del relativismo morale e dell’ignoranza psicologica, convincendosi che l’agire economico razionale e’ il minore dei mali possibili. Un approccio che si sfoggia come realista, ma che forse bistratta drammaticamente un bisogno molto umano di idealismo.

E’ brutto dirlo, ma credo sia arrivato il momento di riconoscere che la scienza economica, da sola, ha fallito, sia nel suo potere predittivo che in quello prescrittivo. Altrimenti, forse, i mercati sarebbero piu’ prevedibili e meno iniqui. Se l’economia mettesse radici nella psicologia e nella morale, avremmo forse delle buone ragioni per ritornare essere piu’ tranquilli, idealisti e felici.

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